Tappeti volanti
Curatore Philippe-Alain Michaud Cos’è un tappeto volante? Vi sono diverse ipotesi relative alla sua simbologia nella tradizione orientale: è possibile associare i temi della levitazione e del trasporto ad esso legati, alla preghiera o alla guerra, alla magia, al nomadismo (secondo la bella ipotesi di Sergio Bettini, il tappeto non è un oggetto ma un luogo: è la casa di colui che non ha dimora ma nello specifico il tappeto volante è prima di tutto una metafora del tappeto stesso. Se per la tradizione moderna, è servito da modello per l’affermazione della planarità in pittura, il tappeto può anche essere considerato quale dispositivo di messa in moto delle superfici che, utilizzando le proprietà dell’espansione, della rotazione o dello scorrimento, produce effetti di fluttuazione, di disorientamento o di squilibrio. Le bordure che sfumano il limite suggeriscono un prolungamento virtuale indefinito del tappeto al di là dei suoi bordi; la complessità d’intrecci e d’arabeschi ove lo sguardo si perde letteralmente; la sovrapposizione di trame e tralicci che associa, in un’unità ottica contraddittoria, la divisione geometrica del campo con la dispersione aleatoria dei motivi; l’alternarsi di forme positive e negative sulla superficie del campo che ne suggeriscono la profondità. Lo spazio visivo del tappeto riposa su un gioco di proprietà plastiche che mettono in gioco la stabilità della superficie, la limitazione del campo o la bidimensionalità del piano. Il film nell’era della riproducibilità ci consente di percepire questa trasformazione dello spazio e della rappresentazione del campo che i tappeti producono nella simultaneità della successione. Nel prolungamento del Mouvement des images, questo progetto poggia sull’intuizione che il cinema non si riduce all’esperienza cui lo si è identificato nell’arco del XX° secolo, ossia quella di una proiezione in uno spazio dettato dalle leggi della teatralità, ma al contrario è costituito da un insieme di proprietà o di forze che animano le superfici: scorrimento, proiezione e montaggio, che al di là del dispositivo cinematografico tradizionale trovano una sorta di modello nel processo di creazione del tappeto. La mostra si propone di raccogliere e confrontare tappeti reali – che attraverso la loro funzione (tappeti di preghiera, tappeti di guerra, tappeti giardino), la loro tessitura (tappeto di seta bouqalemoun dai colori vivaci ma molto armoniosi) o la loro composizione (in grille , in semis , centrati attorno ad un medaglione) producono un effetto d’animazione delle superfici – con alcuni film, realizzati secondo la tecnica dei batik e rivalutati dunque alla luce del loro carattere ornamentale (Harry Smith, Abstractions ), composizioni monocrome che evocano i tracciati lineari indefiniti delle coperte navajos (Paul Sharits, Nothing ), una pellicola sulla quale dei fili d’erba, delle foglie e le ali dei coleotteri sono direttamente incollati con la stessa tecnica dei tappeti-giardino (Stan Brackhage Mothlight ), inversioni positive/negative che producono un effetto identico a quello dei “motifs rentrants” (Peter Kubelka, Adebar ), i complessi intrecci di bordure (Hans Richter, Rythmus 21 )… Alcune opere contemporanee, che utilizzano le tecniche di lavorazione formale dei tappeti per dinamizzare il piano o per dissolverlo, saranno ugualmente presenti: motivi a scacchiera e ripetizione modulare (le combinazioni al suolo di Carl Andre), effetti di levitazione o di sospensione (Hans Haacke, Blue Sail ), composizioni con medaglioni (Zilvinas Kempinas, Flying Tape) , dispersione di elementi su un campo aperto (Taysir Batniji, Hannoun ), ecc. Un dipinto fiorentino del XV° secolo dialogherà con opere d’arte contemporanea. La mostra proporrà infine una dimensione sonora, con la presentazione di una pièce musicale di Morton Feldman che, ispirandosi alla collezione dei tessuti copti del Louvre di Parigi e alla composizione dei tappeti, sostituisce alla nozione di composizione quella di “campo temporale” . Nell’ambito delle aperture serali del giovedì della mostra Tappeti volanti, saranno proposte cinque serate di cinema tra giugno e settembre 2012 La mostra è realizzata in collaborazione con il Centre Pompidou, les Abattoirs – Frac Midi-Pyrénées, il Musée des textiles de Lyon, il Musée Jacquemard André, il Musée du quai Branly e Amundi. Catalogo: Drago . Info mercoledì 30 maggio – domenica 21 ottobre 2012 orari: 10.45 – 13.00; 14.00 – 19.00 [chiuso il lunedì]; giovedì fino alle ore 21.00 ingresso Villa Medici [visita della mostra e visita guidata dei giardini]: 9 euro [intero] – 7 euro [ridotto] ingresso mostra: 6 euro [intero] | 4,50 euro [ridotto] 3 euro [meno di 25 anni] | ingresso gratuito sotto i 10 anni