Pasolini / De Martino. Science des gestes et danse des conflits

Ciclo di proiezioni  e di incontri su proposta di Georges Didi-Huberman , in collaborazione con Cyril Neyrat , borsista a Villa Medici. L’opera cinematografica di Pasolini, nei suoi film come nei documentari, è mossa da un’ambizione antropologica: a partire dalle osservazioni sui costumi dei popoli e sulla loro gestualità, esprime le forme arcaiche di resistenza alla normalizzazione capitalista. Mentre Pasolini girava i suoi primi film, il grande etnologo Ernesto de Martino scriveva Morte e pianto rituale antico (1958), Sud e Magia (1059), La terra del rimorso (1961). Durante questi anni fu il solo studioso in Italia a interessarsi alla portata del cinema nel campo dell’etnologia. Il percorso di Pasolini e quello di De Martino si è incrociato, le loro opere echeggiano fortemente l’una con l’altra. Negli anni in cui Pasolini realizzava Accattone o Il Vangelo secondo Matteo , De Martino utilizzava il cinema e la fotografia come strumenti di una ricerca fondata su quella stessa alleanza fra espressività dei corpi sensibili e impegno politico : ovvero ricercare nei costumi del Mezzogiorno la sopravvivenza arcaica, pagana dei riti,  per rivelarne la singolarità di una cultura e di un popolo oppresso, minacciato dalla “tempesta del progresso” (Walter Benjamin). L’etnologo ha illustrato un album fotografico, l’ Atlante figurato del pianto , ha prestato la sua consulenza scientifica per diversi etnografi che hanno realizzato alcuni documentari e archivi audio-visivi sulla gestualità  e sui riti dei contadini del Sud. Nel 1953 De Martino affermava che il film Lamento funebre , di Michel Gandin, potesse “essere la prima voce di un’enciclopedia cinematografica”, che non fu mai realizzata per mancanza di mezzi. Durante i suoi lavori su Aby Warburg ( L’immagine sopravvissuta , 2002), e la nozione di “survivance” ( Sopravvivenza delle lucciole , 2009), lo storico dell’arte Georges Didi-Huberman propone di analizzare “le analogie, i parallelismi, le divergenze tra l’opera del poeta e quella dell’antropologo”. Tutto ciò attraverso una programmazione che metterà a confronto alcuni film di Pasolini e i documentari realizzati dall’entourage di De Martino partendo dai suoi studi etnologici ( Taranta di Gianfranco Mingozzi, Stendali , di Cecilia Mangini, il cui testo è stato elaborato da Pasolini, così come i documentari di Lino Del Fra, Luigi di Gianni e Michele Gandin). Georges Didi-Huberman sarò presente durante i tre giorni di incontri, per dialogare con gli invitati. Darà una conferenza a fine ciclo. Georges Didi-Huberman , Filosofo e storico dell’arte, insegna all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (Parigi). Ha pubblicato una trentina di opere sulla storia e la teoria delle immagini. Tra le ultime pubblicazioni : L’Image ouverte (Gallimard, 2007), La Ressemblance par contact. Archéologie, anachronisme et modernità de l’empreinte (Minuti, 2008), Quand les images prennent position. L’œil de l’histoire, I (Minuit, 2009), Survivance des luciles (Minuit 2009). Clara Gallini , Professore emerito d’etnologia all’Università di Roma, La Sapienza , studiosa di Ernesto de Martino e presidente dell’Associazione Internazionale Ernesto de Martino. Interverrà a proposito dell’impulso dato dagli studi di Ernesto de Martino alle scienze audio-visuali. Pietro Montani , Professore di estetica all’Università di Roma, interverrà a proposito dell’opera di Pasolini. PROGRAMMA Mercoledì 17 Febbraio Ore 18.00 La passione del grano di Lino Del Fra, 1960, 12 min. Il documentario racconta un rito agricolo antico e pagano legato alla mietitura. In Lucania, come in molte civiltà contadine dell’Europa mediterranea, la celebrazione della Passione del Grano risolve il senso di colpa del contadino che, mietendo, “uccide” il grano con la falce. La sopravvivenza di un mito che sussiste per la cancellazione della realtà avviene nella ritualizzazione di un delitto come sacra rappresentazione attraverso la caccia e l’uccisione di un mitico animale, il capro. La proiezione sarà seguita da un intervento di Georges Didi-Huberman e Pietro Montani Sopraluoghi in Palestina per “Il Vangelo secondo Matteo”di Pier Paolo Pasolini, 1963-1965, 52 min. Fu una cosa del tutto casuale, e in realtà io non ebbi alcuna parte nella scelta dei luoghi o nei movimenti di macchina[…]. Quando andammo in Medio oriente c’era con noi un operatore inviato al nostro seguito dalla casa produttrice. Io non gli suggerii mai niente, anche perché non pensavo affatto di servirmi del materiale che lui girava per farne un film; volevo solo raccogliere un po’ di documentazione che mi aiutasse a impostare Il Vangelo. Quando tornai a Roma, il produttore mi chiese di mettere assieme un po’ del materiale girato[…]. Io non controllai neppure il montaggio[…]. Me lo feci portare in sala di doppiaggio e improvvisai un commento. (P.P.P.) Giovedì 18 febbraio Ore 18.00 Stendalì di Cecilia Mangini, 1959, 11 min. In un assolato paese del sud d’Italia una campana risuona e annuncia morte. La macchina da presa scopre case, angoli, vicoli deserti, senza alcuna traccia di vita apparente, come se, laddove non bastasse il persistere dei rintocchi mesti della campana, tutto fosse pervaso dal senso della morte. Nella ritualità arcaica della visita funebre le vicine di casa si stringono intorno ai familiari del defunto; donne vestite a lutto, coi volti segnati ed arsi dal sole, circondano la bara e, agitando i loro fazzoletti bianchi, piangono al ritmo d’una nenia semplice e ritornellata che, via via, cresce nella tensione dell’ispirazione e sfocia in una sorta di danza liberatoria. Nascita e morte nel meridione di Luigi di Gianni, 1959, 10 min. A San Cataldo, paese di contadini del potentino, accade qualcosa solo se qualcuno nasce o se qualcuno muore. E tra il nascere e il morire è difficile sopravvivere. Case spoglie, senz’acqua e senza luce, in cui ci si raccoglie tutti attorno ad un unico piatto per mangiare insieme un po’ di pane bagnato. Nel degrado più sconfortante si nasce nel silenzio e si muore su una barella di tavole. Lamento funebre di Michele Gandin, 1953, 3 min. Il documentario ritrae un lamento funebre contadino Il corpo, il gesto, la parola. La proiezione sarà seguita da un intervento di Clara Gallini sull’ Atlante figurato del pianto e dall’illustrazione di alcune foto di Ernesto de Martino. Con la partecipazione di Georges Didi-Huberman . La Rabbia di Pier Paolo Pasolini, 1963, 50 min. «Due ideologie, due dottrine di opposte tendenze rispondono a un drammatico interrogativo: perché la nostra vita è dominata dalla scontentezza, dall’angoscia, dalla paura della guerra, dalla guerra?». Il film muove da questa domanda ipotetica per spronare l’analisi teorica di un marxista rivoluzionario e di un monarchico cattolico.. Sabato 20 febbraio Ore 18.00 Conferenza di Georges Didi-Huberman “Abgioia. Danser l’affrontement” Prendendo spunto dal termine abgioia o abjoy utilizzato da Pier Paolo Pasolini per nominare, ad un certo punto, l’animo stesso della sua poetica, si tenterà di capire il modo in cui il cineasta ha saputo mettere in forma scontri e attacchi, producendo un conflitto di forme, una presa di posizione sia poetica che politica. Ore 20.00 La taranta di Gianfranco Mingozzi, 1961, 19 min. Per oltre vent’anni Mingozzi ha percorso le terre del Salento documentando il fenomeno del tarantismo allora conosciuto solo dagli studiosi. L’esorcismo coreutico-musicale eseguito domiciliarmente, il delirio nella cappella di Galatina nei giorni dei Santi Pietro e Paolo nel quadro di una comunità attanagliata della repressione economica e sociale. Accattone di Pier Paolo Pasolini, 1961, 155 min. Accattone è il soprannome di Vittorio, un ragazzo di borgata che si fa mantenere da una prostituta, Maddalena. Passa il suo tempo con gli amici. Maddalena finisce in carcere, e Accattone conosce la fame e un giorno, andato sul posto di lavoro della moglie abbandonata, incontra Stella. Accattone tenta di far prostituire anche Stella, ma intanto se ne innamora. Inizia a rubare. Stella convince Accattone a cercarsi un lavoro, guadagnandosi da vivere in modo onesto, e lui per amore accetta quel posto di lavoro, ma non riesce ad adattarsi e torna a rubare. Dopo un piccolo furto s’imbatte nella polizia e nel fuggire cade dalla motocicletta e muore.

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