mostra

UNA LINEA STORTA TESA | Mostra dei borsisti

10.06 - 06.08.2023

Mostra annuale dei borsisti di Villa Medici
Curatore: Saverio Verini

Mostra dal 10 giugno al 6 agosto 2023
Programmazione performativa il 10 giugno 2023

Con i borsisti:
Samir Amarouch, Mounir Ayache, Yasmina Benabderrahmane, Hortense de Corneillan, Lorraine de Sagazan, Dorothée Dupuis, François Durif, Sivan Eldar, Marion Grébert, Bocar Niang, Lasseindra Ninja, Liv Schulman, Anna Solal, Sarah Vanuxem, Ariane Varela Braga, Laura Vazquez

Con la partecipazione di:
Begoña Zubero Apodaca, Maria Grazia D’Amelio, Séverine Ballon, Steve City, Sandro Compagnon, Ganavya Doraiswamy, Azzurra Fiume, Bianca Friscelli, Perry Gits, Kyara, Lorenzo Di Marzo, Geoffroy Mathieu, Lana Milan, Augustin Muller, Flavio Musillo, Maxime Hortense Pascal, Martin Planchaud, Virgile Pellerin, Amandine Pudlo, Rémy Reber, Peter Sellars, Jean-Étienne Sotty, Davide Stanzione, Studio T&D, Tom & Delhia, Rajna Swaminathan, Benjamin Tholozan, Pauline Von Aesch, Accademia di Spagna a Roma

Il titolo della mostra, Una linea storta tesa, vuole evocare il percorso della residenza: una traiettoria che comprende punti fermi e ripensamenti, un filo costantemente vivo, teso, agitato. Durante il periodo trascorso in residenza, la ricerca dei borsisti prende strade inaspettate, procedendo attraverso deviazioni, incontri, imprevisti e sorprese che testimoniano la vitalità di questa esperienza. La mostra, dunque, non si configura come una semplice restituzione dei progetti di ricerca presentati all’inizio della residenza, ma diventa un’occasione per mostrare il cammino compiuto dai borsisti durante il soggiorno a Roma; non un punto d’arrivo, ma un passaggio momentaneo, vissuto tra oscillazioni e scoperte sorprendenti. Il titolo suggerisce un’immagine paradossale, difficile da visualizzare, che restituisce le contraddizioni della residenza, tentando di riflettere anche la complessità delle proposte che animano il percorso espositivo.

Una costellazione di interventi che tra installazioni artistiche, performance, letteratura, ricerche storiche, video, fotografia, musica, mette in evidenza i diversi indirizzi del gruppo dei borsisti: dall’interesse per il paesaggio e le sue trasformazioni alle prospettive femministe, dal potenziale affettivo e storico degli oggetti al rapporto con Roma e gli spazi di Villa Medici, che fanno spesso da sfondo alle creazioni dei borsisti. Sono questi alcuni dei temi che emergono dalle varie proposte in mostra, presentate secondo un ritmo che mette in luce affinità e divergenze tra gli interventi.

Per tutta la durata della mostra, saranno proposte performance e attivazioni di opere da parte dei borsisti di Villa Medici nelle sale espositive: letture, happening, performance.

Programmazione performativa del sabato 10 giugno 2023

Sabato 10 giugno, Villa Medici sarà teatro di un ricco programma di letture, conferenze, performance e concerti, che sottolineano ulteriormente la multidisciplinarietà delle proposte dei borsisti.
Performance soggette a disponibilità.

Programma dettagliato
Prenotazione

Restituzione di Sivan Eldar il martedì 20 giugno 2023

Il martedì 20 giugno alle 18.00, la borsista Sivan Eldar proporrà nella sala cinema Michel Piccoli di Villa Medici una restituzione pubblica del lavoro che ha sviluppato durante la residenza.

Sivan Eldar, accompagnata dalla vocalista e improvvisatore Ganavya Doraiswamydal, dal regista teatrale Peter Sellars, dell’artista di Mrudangam Rajna Swaminthan, della violoncellista Séverine Ballon et del produttore di musica per computer Augustin Muller, presenterà un’anteprima di Nine Jewelled Deer, la sua opera in fase di sviluppo.

Scopri di più
Prenotazione

Pubblicazione

La mostra è accompagnata da una pubblicazione che riunisce contributi inediti di autori e autrici che interrogano, raccontano e mettono in prospettiva il lavoro dei borsisti in un dialogo fecondo sulle loro pratiche artistiche.

Autori e autrici associati alla pubblicazione:
Dolores Bakela, Gorge Bataille (Elodie Petit), François Bon, Vittoria Bonifati, Fatma Cheffi, Sonia D’alto, Giulia Fiocca, Géraldine Gourbe, Joan Grandjean, Nicolas Mathieu, Gaëlle Obiégly, Francesca Pietropaolo, Jean-Luc Plouviet, Alix Prada, Lorenzo Romito, Simon(e) van Sarloos. 

I borsisti di Villa Medici 2022-2023

Nato in Francia nel 1991, Samir Amarouch è un compositore e chitarrista. Ha studiato chitarra al Conservatorio di Boulogne-Billancourt e, in parallelo, Musicologia alla Sorbona. Nel 2015, è stato ammesso al Conservatorio nazionale superiore di musica e danza di Parigi.

La trasposizione dei suoni dell’ambiente naturale, urbano e tecnologico costituisce una delle fonti principali del suo lavoro compositivo. Ispirate sia alle correnti strutturaliste, minimaliste e spettrali, sia alla musica tradizionale orientale ed elettronica, le sue ultime opere vertono sulla percezione del tempo e del ritmo e sull’ambiguità tra timbro e armonia.

Vincitore di diversi premi internazionali, tra cui il Premio di composizione della Fondazione Ernst Von Siemens nel 2020, la sua musica è stata eseguita dall’Orchestre Philharmonique de Radio France, dall’Orchestre National de France, dall’Ensemble Modern e dall’Ensemble InterContemporain.

Il suo progetto a Villa Medici è dedicato alla realizzazione di un ciclo di opere la cui strumentazione proviene dalla sua opera Electronica-B minor crush composta per 21 musicisti, con particolare attenzione alle fisarmoniche microtonali, al clavicembalo e alla chitarra elettrica. L’accelerazione, la decelerazione, così come le inflessioni della pulsazione, il groove, le microvariazioni ritmiche e le sensazioni sono al centro di questo lavoro, al quale verrà associata una ricerca coreografica in collaborazione con un/a ballerino/a-coreografo/a per dare vita a un’opera ibrida tra musica e movimento.

Nato nel 1991, l’artista franco-marocchino Mounir Ayache ci invita a rinnovare la nostra visione delle realtà politiche e sociali del mondo arabo attraverso le sue creazioni tecnologiche.

Riprendendo i codici della fantascienza che intreccia con storie familiari e riappropriazione delle esperienze e delle identità arabe, Mounir Ayache si inserisce nella corrente non ufficiale del futurismo arabo, influenzato dall’afrofuturismo degli anni 1990 ispirato alla fantascienza, per proporre narrazioni alternative. Mounir Ayache riproduce le rappresentazioni dell’Altro e dello Straniero nelle narrative occidentali, servendosi delle nuove tecnologie per realizzare e trasmettere le sue idee, confondendo i confini tra arte contemporanea e spettacolo.

Il suo progetto a Villa Medici si articola intorno al personaggio di Hassan al-Wazzan (1494-1555), diventato Giovanni Leone di Medici sotto Papa Leone X, conosciuto come “Leone l’Africano” e protagonista dell’omonimo romanzo scritto da Amin Maalouf nel 1986. Nel 1525, su richiesta del Papa, scrisse “La Cosmographia de Affrica”, opera di riferimento per descrivere l’Africa Subsahariana e il Nordafrica che nutrirà l’immaginario europeo per il quale queste regioni erano sconosciute.

Sulla base del manoscritto del 1525, il lavoro di scrittura di Mounir Ayache prenderà la forma di una narrazione fantascientifica ambientata nel 2500, in cui il protagonista, ispirato alla figura di Hassan al-Wazzan, racconta la storia degli scambi tra Europa e Africa sollevando questioni geopolitiche ed ecologiche immaginarie in relazione alla città di Roma. La narrazione porterà alla realizzazione di una serie di sculture che attivano, attraverso un dispositivo di realtà aumentata, contenuti digitali che si sovrappongono al reale.

Yasmina Benabderrahmane si è diplomata alla Scuola nazionale superiore di belle arti di Parigi nel 2009 e al Fresnoy – Studio nazionale di Arti contemporanee di Tourcoing nel 2015. Lavora con la pellicola e la fotografia analogica in modo sperimentale.

La sua pratica artistica istintiva si inserisce a metà strada tra il documentario e il quotidiano filmato e assume principalmente la forma di installazioni multimediali. Yasmina Benabderrahmane raccoglie e sonda il mondo visibile e le persone che ama e che la circondano.
 
Il suo lavoro è stato esposto durante numerose mostre internazionali e integra collezioni private e pubbliche. Nel 2018, riceve il premio Solveig-Anspach e, nel 2019, si distingue come Rivelazione in Fotografia – Vincitrice del premio LE BAL de la Jeune Création con l’ADAGP. Nel 2021, vince il concorso fotografico nazionale « Regards du Grand Paris – Année 6 » (CNAP – Ateliers Médicis).

Il suo progetto di ricerca si concentra sulla recente scoperta, insieme a sua zia, di trent’anni di archivi di diapositive donate da alcune suore dominicane. Ha così scoperto che sono state espulse dal loro convento nella regione Île-de-France. Che in Vaticano, le suore protestano contro le loro condizioni di lavoro. Che alcune sono diventate “ospedaliere” e sono socialmente impegnate. Una leggenda del IX secolo racconta di come la papessa Giovanna raggiunse il soglio pontificio facendosi scambiare per un uomo. Il suo inganno fu svelato quando partorì in pubblico durante il suo sacramento.

Per Yasmina Benabderrahmane, dietro a tutto questo si nasconde l’idea che una donna vale meno di un uomo, che un prete è tutto, una suora niente. Osserva il travestimento soprattutto come un tentativo di trasgressione dei generi e dell’ordine imposto. Queste questioni di mascheramento e rivelazione la conducono a riflettere sulla tradizione del carnevale nell’accesso al divino. Per realizzare il suo progetto di residenza “CARNE VALE, lotta lavora come un fascista”, Yasmina Benabderrahmane seguirà una comunità per rivelare le minoranze e cercherà di svelare la luce.

Nata a Parigi nel 1980, Hortense de Corneillan è una restauratrice del patrimonio, specializzata in ceramica e vetro. Diplomata in storia dell’arte, museologia (École du Louvre) e conservazione e restauro (Institut national du patrimoine), si è trasferita in Svizzera nel 2008.

Dopo 11 anni di lavoro presso un museo, oggi Hortense de Corneillan lavora come autonoma e collabora con istituzioni svizzere ed europee nel campo dell’archeologia e delle arti decorative.

Una parte importante della sua attività è dedicata all’insegnamento.
È docente del corso Conservazione e restauro alla Haute École Arc (HE-Arc CR, Neuchâtel) dove coordina anche la formazione continua per i professionisti della conservazione.

Durante la residenza a Villa Medici, si dedicherà a restauri ottocenteschi di antichi vasi ritrovati in Etruria. Considerando queste modifiche come marcatori culturali, testimonianza di un rapporto mutevole con l’oggetto antico, Hortense de Corneillan vuole mettere in discussione la loro progressiva scomparsa durante le moderne campagne di restauro. Allo stesso tempo, riflette sulle possibilità di mediazione intorno ai vasi restaurati. Come si può rendere comprensibile al pubblico la storia intima e agitata di questi oggetti del nostro patrimonio?

Parallelamente alla formazione come attrice, Lorraine de Sagazan ha seguito gli studi in filosofia. Per formarsi come regista teatrale, nel 2014 parte per Berlino per assistere Thomas Ostermeier. Al suo ritorno, si dedica ad adattamenti di testi di repertorio, quali: Démons di Lars Noren, Casa di bambole di Henrik Ibsen e Senza padre di Anton Čechov, presentati alle Nuits de Fourvière, al Centquatre e al MC93.
 
Nel 2020, intraprende un nuovo ciclo del suo lavoro mettendo in discussione il modo in cui la narrativa può rispondere alla realtà. Queste ricerche danno vita a due primi spettacoli: La Vie invisible e Un sacre, creati al Théâtre de la Ville di Parigi e al Théâtre Gérard Philipe a Saint-Denis, dove Lorraine de Sagazan è artista associato. I suoi progetti poliedrici, che combinano performance, arti performative e arti plastiche, sono stati presentati in Francia e all’estero.
 
Il suo progetto a Villa Medici è dedicato alla giustizia contemporanea e, in particolare, alle alternative poco conosciute e marginali come la giustizia riparativa. Come sempre, la scrittura è in prima persona e dà vita a uno spettacolo-performance che interroga il modo in cui l’arte possa inserirsi in un processo riparativo, inventando un rituale di giustizia attraverso il teatro.
 
Il progetto si articola in una costellazione di proposte, tra cui un film e delle installazioni in spazi pubblici in collaborazione con altri artisti di Villa Medici, con l’obiettivo di moltiplicare la creazione di spazi giuridici utopici e immaginari aventi la forza originale dell’azione.

Nata nel 1980 a Parigi, Dorothée Dupuis è curatrice, critica d’arte e redattrice d’arte contemporanea. Il suo lavoro si concentra sull’intersezione tra arte e politica, studiata da prospettive transfemministe, post-marxiste, decoloniali e antirazziste.

Dal 2013, Dorothée Dupuis è direttrice e fondatrice della rivista Terremoto e della casa editrice Temblores Publicaciones, con sede a Città del Messico. Prima di partire per il Messico nel 2012, è stata direttrice del centro d’arte contemporanea e del programma di residenza Triangle-Astérides a Marsiglia dal 2007 al 2012 e assistente curatrice del Centre Pompidou dal 2005 al 2007. Dal 2012, Dorothée Dupuis è curatrice indipendente e redattrice d’arte delle Americhe, sia in Terremoto che in pubblicazioni internazionali.

Il suo progetto di ricerca a Villa Medici si intitola “PERSPECTIVES REBELLES. L’exercice curatorial féministe en institution dans le temps présent à la lumière des féminismes italiens des années 70”. Dal 2019, Dorothée Dupuis porta avanti una fase di ricerca teorica e di scrittura su un formato curatoriale che pratica dall’inizio della sua carriera: l’esposizione di artiste donne, vista dal campo degli studi curatoriali.

Questa ricerca è un’immersione nel progetto che ha animato le femministe del mondo artistico occidentale a partire dagli anni ’70, secondo il quale esiste un debito nei confronti delle artiste donne, che l’esposizione delle artiste potrebbe in qualche modo “pagare”. A Villa Medici, Dorothée Dupuis vorrebbe utilizzare l’eredità del femminismo italiano degli anni ’70 rivisitato in chiave contemporanea come quadro teorico, affettivo e concettuale per proseguire la scrittura del libro Payer la dette : l’exposition d’artistes femmes comme provocation.

Nato nel 1968 a Clermont-Ferrand, François Durif è uno scrittore e artista diplomato alla Scuola nazionale superiore di belle arti di Parigi. Con il suo lavoro, mette in costante discussione lo stato dell’artista contemporaneo e le sue prerogative.

Durante le sue prime esposizioni, alterna l’attività di uomo al coperto e quella di scultore-pittore, sviluppando un’arte della discrezione. Agisce sempre nel tempo, registra delle azioni in situ e produce un testo sul suo percorso.
 
Dopo un bilancio delle competenze, lascia il mondo dell’arte e diventa assistente funerario e Maestro di Cerimonia per l’impresa funebre parigina L’Autre Rive (2005-2008). Dodici anni dopo, ripercorre questa particolare esperienza nella sua prima opera Vide sanitaire, pubblicata da Éditions Verticales nell’ottobre 2021. François Durif vuole rivolgersi al lettore con la stessa franchezza delle sue prestazioni al cimitero di Père-Lachaise.

È in questa energia ritrovata che nasce il suo progetto di scrittura per Villa Medici. Si appropria della parola “coriandolo” come fosse un oggetto, studiando questi curiosi proiettili e le loro mute successive: prima in gesso, conosciuti come coriandoli italiani; poi in carta, chiamati coriandoli francesi. Parallelamente al suo lavoro di scrittura, convertirà parte dei suoi archivi in coriandoli, un modo per materializzare il lusso del tempo offerto da questa utopia localizzata che è Villa Medici. Secondo François Durif, scrivere, così come creare coriandoli, è un’attività manuale che implica il saper tagliare – decentrarsi.

Nata nel 1985 a Tel Aviv, la compositrice Sivan Eldar ha conseguito un dottorato in composizione presso l’università UC Berkeley per poi seguire un Cursus in composizione e informatica musicale all’IRCAM di Parigi nel 2017.
 
La sua musica, pubblicata da Éditions Durand, viene descritta come “meditativa e accattivante” (L’Humanité), “di grande raffinatezza” (ResMusica) e “con una sensibilità unica alla drammaturgia” (Diapason). Le sue opere recenti includono: Like Flesh (Opera di Lille, Montpellier, Lorraine, Anversa), After Arethusa (Biennale di Venezia, Auditorium del Louvre), Una Mujer Derramada (Théâtre du Châtelet), Heave (Centre Pompidou, Opera di Marsiglia, November Musique) e Solicitations (Philharmonie Luxembourg, Ultraschall Berlin, Festival Présences, Wien Modern). Sivan Eldar ha recentemente ottenuto il premio Fedora 2021 ed è stata residente a Villa Albertine, alla MacDowell Colony e alle fondazioni Camargo, Civitella Ranieri, Singer-Polignac, Royaumont e Fulbright.
 
Nel gennaio del 2022, conclude la sua prima opera Like Flesh: il risultato di quattro anni di ricerca di un nuovo linguaggio musicale ibrido. Il suo anno da borsista presso Villa Medici segna quindi un momento unico di riflessione artistica e sarà dedicato a un nuovo progetto: un oratorio per il 2024 dove la questione del rito gioca un ruolo centrale.
L’oratorio è una giustapposizione di due narrazioni seminali: il sutra radicale di Vimalakirti e la storia della leggendaria musicista carnatica Seetha Doraiswamy. Si tratta di una collaborazione tra due voci artistiche distinte: il regista teatrale Peter Sellars e la cantante indiana di musica carnatica Ganavya Doraiswamy, per il Festival internazionale dell’Arte Lirica di Aix-en-Provence.

Marion Grébert Marion Grébert è un’ex studentessa dell’École normale supérieure de Lyon, del dipartimento di arte e della sezione di letteratura comparata. Dopo aver conseguito il titolo di dottore in storia dell’arte, nell’ottobre 2022 ha pubblicato un primo saggio, Traverser l’invisible. Énigmes figuratives de Francesca Woodman et Vivian Maier, pubblicato da l’Atelier contemporain di Strasburgo. Il libro ha ricevuto il Premio André Malraux 2022.

La sua carriera è caratterizzata da una combinazione di formazione accademica e teorica e di formazione pratica. Durante la sua tesi di laurea, dal 2014 al 2019, ha svolto diverse esperienze professionali (docente di storia dell’arte presso l’Università Paris-IV-Sorbonne dal 2014 al 2017, stagista-assistente in conservazione fotografica presso il Musée d’Orsay nel 2014 e presso il MoMA di New York nel 2017). Dopo aver conseguito il dottorato, sta proseguendo la sua ricerca attraverso borse di studio post-dottorato: la Fondazione Balzan (Svizzera) in collaborazione con Paris-III-Sorbonne Nouvelle nel 2019-2020 e la Terra Foundation for American Art (Stati Uniti) in collaborazione con l’INHA (Parigi) nel 2021-2022. Marion Grébert è anche diplomata alle Beaux-Arts de Paris (2015). La fotografia rimane al centro del suo approccio, nella tradizione degli scrittori-fotografi.

A Villa Medici ha scritto un secondo saggio sul fiore, considerato sia come motivo figurativo sia come oggetto culturale attraverso la storia o l’archeobotanica. L’autrice traccia un percorso che va dai giardini e dagli affreschi delle ville dell’Impero romano all’arte del dopoguerra nel Novecento, in particolare nell’opera letteraria e cinematografica di Pasolini, concentrandosi sul periodo cardine del Prerinascimento. Il fiore gli permette di proporre una certa storia della modernità italiana ed europea, sia artistica che politica ed economica, da una prospettiva antropologica visiva.

Questo lavoro è completato dalla produzione di una serie di fotografie negli spazi della Villa, in parte in collaborazione con Pauline Von Aesch. Queste immagini saranno presentate alla fine della residenza dei borsisti.

Bocar Niang è nato griot in una famiglia di griots l’8 giugno 1987 a Tambacounda, in Senegal. Ha conseguito un master in arti e cultura presso l’Università Cheikh Anta Diop di Dakar e l’École nationale supérieure d’arts de Paris-Cergy. Attualmente sta sviluppando una tesi sulla ricerca e la creazione artistica nell’ambito del programma di dottorato RADIAN.

Fondatore del Musée griot in Senegal e delle sue filiali in Francia, è anche direttore artistico del Festival Tamba Jeunes Talents in Senegal dal 2008 e del Festival Nekkalante in Francia dal 2018.

Il suo lavoro multidisciplinare combina oralità, installazione, scrittura, scultura, film, video e musica. È stato presentato, tra gli altri, al Centre Pompidou, al Palais de Tokyo, alla Fondation Ricard, alla Biennale di Dakar, alla Biennale di Cenon, a Ygrec-Ensapc, ai Laboratoires d’Aubervillers e al Musée Théodore Monod di Dakar.

Il progetto realizzato a Villa Medici si articola in due parti: da un lato, la produzione di narrazioni e performance orali/sonore volte a sviluppare le narrazioni di oggetti e opere e a rafforzare i legami tra gli individui, le mobilità e i loro contesti e territori. Queste narrazioni avvengono attraverso letture multilingue, podcast, declamazioni di scritti e la creazione di opere sonore sulle collezioni, i paesaggi o le leggende di Villa Medici e della città di Roma. Dall’altro lato, la creazione di una serie di sculture intitolata “Babyfoot”, composta da 44 disegni e modelli di individui, i cui personaggi provengono da diversi paesi del mondo.

Lasseindra Ninja è una ballerina e coreagrafa e vive a Parigi da più di dieci anni. Si è formata in Francia e negli Stati Uniti e ha sviluppato la sua pratica artistica nell’ambito dell’organizzazione di balls, di creazioni coreografiche e di performance da solista e in collaborazione con altri artisti.

Concentra il suo lavoro sulle identità e gli spazi che esistono tra il reale e il virtuale, dalla scena agli schermi e viceversa: quando e in quali condizioni il movimento può essere eseguito e come viene percepito e giudicato. Il suo lavoro si basa su vettori panafricani e transatlantici nell’ambito di una riflessione contemporanea sulla Storia dei corpi, le tracce e le reminiscenze delle esperienze di danza collettive.

Pioniera della scena Ballroom in Europa, ha dato vita al capitolo euroasiatico dell’ “International & Iconic House of Ninja”. Conosciuta nella comunità dei Ballroom internazionali con il titolo di Légende, Lasseindra Ninja esplora oggi i campi della creazione contemporanea, della composizione musicale e delle arti digitali (foto e video) all’interno di istituzioni prestigiose come il Centre national de la danse e la compagnia Ballet national di Marsiglia.

Il suo progetto di creazione coreografica a Villa Medici s’ispira alla cultura dei Ballroom e combina arte digitale (foto, video, animazione 3D) e performance dal vivo (danza, teatro e spettacolo). Il tema della sua creazione ruota intorno alla nozione di fairplay che mette in discussione e critica la capacità di giudicare dentro e fuori il paradigma comunitario, un palinsesto dell’esperienza critica trasformativa e performativa.

La creazione sarà presentata sotto forma di spettacolo della durata di un’ora, per otto-dieci ballerini della Ballroom Scene internazionale. Alla performance di danza si accostano proiezioni multimediali che enfatizzano il potente linguaggio coreografico del voguing: elementi drammaturgici necessari a esplicitare la narrazione trasgressiva che abita la coreografa.

Nata nel 1985, Liv Schulman cresce a Buenos Aires dove frequenta la scuola pubblica. Affascinata dalla televisione, l’arrivo del cavo nel 1990 e il crollo finanziario del 2001 sono tra i momenti più significativi della sua vita. Diplomata alla Scuola nazionale superiore d’arti di Paris-Cergy, vive in Francia dal 2015.

Il lavoro di Liv Schulman prende la forma di narrazioni filmate, serie TV, letture-performance e scrittura di romanzi. I discorsi al centro del suo lavoro riguardano il posto della soggettività nello spazio politico e la difficoltà di darle credito. Così, mostra una vera e propria telenovela in televisione come in un museo. Secondo il suo approccio, creare significa fare l’esperienza diretta di un ambiente, di un sistema, di un soggetto.

Ha esposto i suoi lavori a Villa Vassilieff a Parigi, al CAC La Galerie a Noisy-le-Sec, al Centre Pompidou a Parigi, al Crac Alsace, al festival Steirischer Herbst in Austria, alla Fondation Pernod Ricard a Parigi, al SMK a Copenagen, al Museo de Arte Moderno a Buenos Aires, al museo Reina Sofia a Madrid e al Bemis Center for Contemporary Arts in Nebraska. È stata beneficiaria della borsa ADAGP, del patrocinio della Fondation des Artistes, del programma di residenza DAAD in Germania e ha ricevuto il premio Ricard nel 2018.

A Villa Medici, Liv Schulman concentrerà il suo lavoro di ricerca intorno all’anti-teatro di Luigi Pirandello e della sua relazione con gli effetti della follia di sua moglie Maria Antonietta Portulano. Considerando che il lavoro di Pirandello è fortemente influenzato dal divenire assiomatico di sua moglie, Liv Schulman vorrebbe proporre un approccio a questa ricerca legato alla psicoterapia istituzionale.

Nell’ambito della sua ricerca, il progetto intitolato “Anti-théâtre, anti-psychiatrie, psychothérapie institutionnelle et un Opéra-T-shirt dans la Rome de Pirandello” consiste nel realizzare un lavoro drammaturgico intorno e all’interno della Roma dei Portulano-Pirandello, utilizzando la città come palcoscenico teatrale e cinematografico. In questo scenario si svolge un film-opera nel quale dei turisti anonimi vagano per la città. Si spostano indossando magliette con degli assiomi, dando vita a una coreografia del metalinguaggio.

Anna Solal nasce nel 1988 a Dreux. Vive e lavora a Parigi. Appartiene a una nuova generazione di artisti che si distinguono per la predilezione per il “fatto a mano”, per l’incrocio non gerarchico di processi presi in prestito all’arte e all’artigianato.

Le sue installazioni sono realizzate a partire da oggetti di scarto che raccoglie durante le sue passeggiate. Questi oggetti vengono poi ricomposti in motivi aerei, come uccelli o aquiloni. Brutalmente figurativa, questa iconografia pop, tesa e mutevole evidenzia l’isolamento dell’individuo e una forma di astrazione nella quale egli naviga. Anna Solal ha esposto al Palais de Tokyo (Parigi), al CAC Passerelle di Brest, al museo Les Abattoirs di Tolosa e all’Interstate Projects (New York).

Il suo progetto a Villa Medica si intitola “Empire défaillant” e propone una serie di quadri scultura composti da collage che incorporano disegno e fotografia. Il tema del progetto è il collettivo umano definito all’interno delle relazioni interumane e nel suo legame con l’ambiente naturale. Si svilupperà nel quadro temporale della Roma antica, che un tempo dominò il mondo, la Roma fascista e la Roma attuale con il suo turismo di massa.

L’incarnazione di questo collettivo sarà assicurata da un lavoro organico e simbolico intorno alla carta e al tessuto. Un testo di Olivier Prada accompagnerà questo progetto plastico: la narrazione di un asino reincarnato in una lacrima, in viaggio attraverso un’Europa devastata.

Se la nozione di collasso è chiaramente presente attraverso i disastri ecologici e imperiali, emergono allora nuove forme di vita e nasce la nozione di miracolo, un miracolo che accadrà o non accadrà.

Dopo gli studi in diritto e filosofia all’università Paris 1 Panthéon-Sorbonne e all’École des Hautes Études en Sciences Sociales, Sarah Vanuxem ha presentato una tesi intitolata Des choses saisies par la propriété (prefazione di Th. Revet, Istituto di Ricerca Giuridica della Sorbona, 2012).

Insegnante alla facoltà di diritto dell’Université Côte d’Azur dal 2012, Sarah Vanuxem colloca le sue ricerche tra il diritto di proprietà e il diritto ambientale, con incursioni nella filosofia ambientale, nell’antropologia della natura e nella storia del diritto.

Ha co-diretto, insieme a C. Guibet-Lafaye, l’opera Repenser la propriété, un essai de politique écologique (Presses Universitaires d’Aix-Marseille, 2015), ha scritto diversi articoli e, in particolare, due saggi: La propriété de la terre (Wildproject, 2018) e Des choses de la nature et de leurs droits (Quae, 2020).

Il progetto che svolgerà a Villa Medici si intitola: “Du droit de déambuler. Réécrire les fictions juridiques à l’âge de l’anthropocène” e si basa sul diritto a vagare in risposta agli sconvolgimenti ecologici.

Prevede un diario topografico nel linguaggio del diritto, la realizzazione di strumenti giuridici che sostengano i diritti di passaggio e la scrittura di una narrazione di fantascienza giuridica. In contrasto con la sedentarietà generalizzata e favorita dalla nostra società industriale, Sarah Vanuxem reinterpreterà le regole del diritto a partire da questa narrazione nella quale saremmo tutti nomadi.

Poiché il diritto di passaggio sulla terra è spesso rivendicato da alcuni collettivi, Sarah Vanuxem seguirà in particolare il movimento dei beni comuni italiani attraverso un’indagine sulla sentenza “Villa Borghese contro Roma” con cui lo ius deambulandi fu riconosciuto ai cittadini romani nel 1887. Si unirà inoltre al collettivo pioneristico di artisti-esploratori romani Stalker. Mentre, per Wildproject, preparerà un libro articolato intorno ai seguenti temi: “vagabondare”, “cacciare, raccogliere, pescare, racimolare”, “transumare”, “passeggiare” e “fuggire e rifugiarsi”.

Ariane Varela Braga è una storica dell’arte e dell’architettura. Ha insegnato presso le università di Zurigo (2014-2019), dove sta preparando la tesi di abilitazione, e Ginevra (2019-2020) e come visiting professor presso l’Università di Milano (2022). Le sue ricerche sono state sostenute dall’Istituto Max Planck per la Storia dell’Arte-Bibliotheca Hertziana, dal Fondo Nazionale Svizzero e dalla Fondazione Gandur per l’Arte. Nel 2021 ha ricevuto una borsa di studio André Chastel da Villa Medici e dall’Istituto Nazionale di Storia dell’Arte. Già membro dell’Istituto Svizzero di Roma, è ricercatrice associata presso HISTARA/EPHE e cofondatrice e coordinatrice di NeReMa, rete internazionale per la ricerca sul marmo e le pietre decorative.

La sua ricerca si colloca all’intersezione tra storia dell’arte, architettura e cultura materiale. La sua tesi di dottorato, discussa all’Università di Neuchâtel nel 2013, è stata pubblicata con il titolo Une théorie universelle au milieu du XIXe siècle. La Grammar of Ornament d’Owen Jones (Campisano, 2017). È autrice di numerosi articoli e libri sulla teoria dell’ornamento, sull’orientalismo nelle arti decorative e nell’architettura e sul marmo. Parallelamente alla sua attività di ricerca, è curatrice indipendente di mostre sulle arti del XIX e XX secolo.

Il suo progetto di ricerca a Villa Medici, intitolato “MARMO. Identità, memoria e materialità, dall’Unità d’Italia al fascismo”, si concentra sul simbolismo del marmo e sul suo utilizzo nell’architettura italiana, dall’unificazione della nazione al fascismo. Si propone di esplorare il legame tra materiale, materialità e identità collettiva in un momento in cui la ricerca di un’identità artistica e culturale italiana, tra tradizione e rinnovamento, diventa cruciale. Concentrandosi su Roma, il progetto considera gli usi emblematici del marmo nell’architettura monumentale e istituzionale dalla fine dell’Ottocento al Ventennio (1922-1943), le narrazioni e i discorsi sviluppati intorno al suo utilizzo, da una prospettiva all’incrocio tra storia dell’arte e dell’architettura, studi sulla memoria e antropologia. L’obiettivo è comprendere i meccanismi, le pratiche e le questioni ideologiche, politiche, economiche, tecniche e artistiche che hanno portato alla “creazione” del marmo come materiale “nazionale” rappresentativo della cultura e dell’identità italiana.

Laura Vazquez scrive. Ha pubblicato diversi libri di poesia con diversi editori, tra cui La main de la main (Prix de la Vocation) pubblicato da Cheyne nel 2014, e Vous êtes de moins en moins réels pubblicato da Points nel 2022.  Il suo primo romanzo, La semaine perpétuelle, è stato pubblicato dalle edizioni Sous-sol nel 2021. Ha ricevuto la menzione speciale del Prix Wepler e il Prix de la page 111. Nel marzo 2023, durante il suo anno di residenza a Villa Médicis, pubblica Le livre du large et du long, pubblicato da Sous-sol. Si tratta di un’epopea in versi accompagnata da una parte sonora con la lettura integrale del libro. Nello stesso anno le viene assegnato il Prix Goncourt de la poésie (Premio Goncourt per la poesia) per l’insieme della sua opera.

I suoi testi sono stati tradotti in cinese, inglese, spagnolo, portoghese, norvegese, olandese, tedesco, arabo e italiano. Oltre a scrivere, tiene regolarmente letture in Francia e in tutto il mondo (Museo Contemporaneo di Shanghai in Cina, Musée d’art contemporain de Genève in Svizzera, Norsk Litteraturfestival in Norvegia, Festival Voix Vives Toledo in Spagna, Fondation Perdu di Amsterdam in Olanda, ecc.). Coordina la rivista Muscle con Roxana Hashemi. Infine, conduce workshop, masterclass e laboratori di scrittura.

A Villa Medici, Laura Vazquez scriverà la sua prima opera teatrale: una tragedia lesbica.

Elles sont innocentes.
Dans la tragédie tout le monde est innocent.
Ce sera un texte dans un langage littéral, sans double et sans complicité.
Le contraire du jeu de mot.
Ce sera un texte jamais malin.
Ce sera une catastrophe sur le point d’arriver, et ce sera sans recours.
Chaque parole sera directe et directement par les yeux.
Une histoire d’amour, la limite de notre condition.
L’épopée et la tragédie traitant d’une même matière.
L’épopée actionnant, la tragédie montrant.
La bêtise humaine, le grand miroir jusqu’à la mort.
C’est l’ignorance et l’innocence, tout sera pardonné.
Une destinée héroïque forcément tourne mal.
Au théâtre, au départ, il n’y avait qu’un personnage : le chœur
Eschyle porta ce nombre à deux et donna le premier rôle au dialogue.
Sophocle porta ce nombre à trois.
Et voici les voix.
Zg Zg, brr, brr, gang, gang, skuuuu

Saverio Verini, curatore della mostra Una linea storta tesa

Saverio Verini è curatore della Notte Bianca 2021 e 2022 e della mostra dei borsisti 2022 e 2023 di Villa Medici

Curatore di mostre e di eventi d’arte contemporanea, ha collaborato con numerose istituzioni, quali: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, il MACRO, l’American Academy a Roma, la Quadriennale di Roma, la Fondazione Civitella Ranieri, la fiera ArtVerona, la Fondazione Memmo di Roma.

Da aprile 2023 è Direttore dei musei comunali di Spoleto. Collabora inoltre con la rivista Artribune ed è autore di diversi testi di critica d’arte, tra cui la monografia Roberto Fassone. Quasi tutti i racconti (PostmediaBooks, 2018) e il saggio La stagione fatata (Castelvecchi, 2022) sul rapporto tra infanzia e arte contemporanea italiana.

La scenografia della mostra (furniture design) è stata realizzata da Luca Galofaro (LGSMA).

Informazioni pratiche

Giorni e orari di apertura della mostra:
Dal lunedì alla domenica (chiuso il martedì) tra le 10.00 e le 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)

Tariffa:
Prezzo intero: 10€ / Prezzo ridotto: 8
Tariffa TRIBU: 2€
Gratuito per i possessori di carta SOLO o DUO

Il biglietto della mostra dà anche accesso al Festival des Cabanes di Villa Medici.

Dal 17 giugno al 2 luglio, ogni sabato e domenica, dalle 14.00 alle 19.00, viene organizzato in inglese un programma di mediazione della mostra in collaborazione con gli studenti del Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA (Roma).
Dal 8 al 22 luglio, lo stesso programma verrà organizzato ogni sabato.
Prenotazione delle visite commentate in inglese


L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ringrazia i mecenati e i partner che sostengono il suo programma artistico e in particolare questa mostra:

Sponsor
CHANEL
ACADÉMIE DES BEAUX-ARTS INSTITUT DE FRANCE
FONDATION LOUIS ROEDERER
FONDATION JEAN-LUC LAGARDÈRE
FONDATION D’ENTREPRISE BANQUE POPULAIRE

Con il sostegno di
CLUB CRIOLLO
FATAMORGANA
GROUPAMA ASSURANCES
AIR FRANCE
SOFITEL ROMA VILLA BORGHESE

Media partner
INSIDE ART

Immagine di copertina: François Durif, Palais de Confettis, da una fotografia di Daniele Molajoli
Immagini di corpo, della pubblicazione e ritratto di Saverio Verini: © Daniele Molajoli

Infos Pratiques:
Lieu :
Date :

Mostra annuale dei borsisti di Villa Medici
Curatore: Saverio Verini

Mostra dal 10 giugno al 6 agosto 2023
Programmazione performativa il 10 giugno 2023

Con i borsisti:
Samir Amarouch, Mounir Ayache, Yasmina Benabderrahmane, Hortense de Corneillan, Lorraine de Sagazan, Dorothée Dupuis, François Durif, Sivan Eldar, Marion Grébert, Bocar Niang, Lasseindra Ninja, Liv Schulman, Anna Solal, Sarah Vanuxem, Ariane Varela Braga, Laura Vazquez

Con la partecipazione di:
Begoña Zubero Apodaca, Maria Grazia D’Amelio, Séverine Ballon, Steve City, Sandro Compagnon, Ganavya Doraiswamy, Azzurra Fiume, Bianca Friscelli, Perry Gits, Kyara, Lorenzo Di Marzo, Geoffroy Mathieu, Lana Milan, Augustin Muller, Flavio Musillo, Maxime Hortense Pascal, Martin Planchaud, Virgile Pellerin, Amandine Pudlo, Rémy Reber, Peter Sellars, Jean-Étienne Sotty, Davide Stanzione, Studio T&D, Tom & Delhia, Rajna Swaminathan, Benjamin Tholozan, Pauline Von Aesch, Accademia di Spagna a Roma

Il titolo della mostra, Una linea storta tesa, vuole evocare il percorso della residenza: una traiettoria che comprende punti fermi e ripensamenti, un filo costantemente vivo, teso, agitato. Durante il periodo trascorso in residenza, la ricerca dei borsisti prende strade inaspettate, procedendo attraverso deviazioni, incontri, imprevisti e sorprese che testimoniano la vitalità di questa esperienza. La mostra, dunque, non si configura come una semplice restituzione dei progetti di ricerca presentati all’inizio della residenza, ma diventa un’occasione per mostrare il cammino compiuto dai borsisti durante il soggiorno a Roma; non un punto d’arrivo, ma un passaggio momentaneo, vissuto tra oscillazioni e scoperte sorprendenti. Il titolo suggerisce un’immagine paradossale, difficile da visualizzare, che restituisce le contraddizioni della residenza, tentando di riflettere anche la complessità delle proposte che animano il percorso espositivo.

Una costellazione di interventi che tra installazioni artistiche, performance, letteratura, ricerche storiche, video, fotografia, musica, mette in evidenza i diversi indirizzi del gruppo dei borsisti: dall’interesse per il paesaggio e le sue trasformazioni alle prospettive femministe, dal potenziale affettivo e storico degli oggetti al rapporto con Roma e gli spazi di Villa Medici, che fanno spesso da sfondo alle creazioni dei borsisti. Sono questi alcuni dei temi che emergono dalle varie proposte in mostra, presentate secondo un ritmo che mette in luce affinità e divergenze tra gli interventi.

Per tutta la durata della mostra, saranno proposte performance e attivazioni di opere da parte dei borsisti di Villa Medici nelle sale espositive: letture, happening, performance.

Programmazione performativa del sabato 10 giugno 2023

Sabato 10 giugno, Villa Medici sarà teatro di un ricco programma di letture, conferenze, performance e concerti, che sottolineano ulteriormente la multidisciplinarietà delle proposte dei borsisti.
Performance soggette a disponibilità.

Programma dettagliato
Prenotazione

Restituzione di Sivan Eldar il martedì 20 giugno 2023

Il martedì 20 giugno alle 18.00, la borsista Sivan Eldar proporrà nella sala cinema Michel Piccoli di Villa Medici una restituzione pubblica del lavoro che ha sviluppato durante la residenza.

Sivan Eldar, accompagnata dalla vocalista e improvvisatore Ganavya Doraiswamydal, dal regista teatrale Peter Sellars, dell’artista di Mrudangam Rajna Swaminthan, della violoncellista Séverine Ballon et del produttore di musica per computer Augustin Muller, presenterà un’anteprima di Nine Jewelled Deer, la sua opera in fase di sviluppo.

Scopri di più
Prenotazione

Pubblicazione

La mostra è accompagnata da una pubblicazione che riunisce contributi inediti di autori e autrici che interrogano, raccontano e mettono in prospettiva il lavoro dei borsisti in un dialogo fecondo sulle loro pratiche artistiche.

Autori e autrici associati alla pubblicazione:
Dolores Bakela, Gorge Bataille (Elodie Petit), François Bon, Vittoria Bonifati, Fatma Cheffi, Sonia D’alto, Giulia Fiocca, Géraldine Gourbe, Joan Grandjean, Nicolas Mathieu, Gaëlle Obiégly, Francesca Pietropaolo, Jean-Luc Plouviet, Alix Prada, Lorenzo Romito, Simon(e) van Sarloos. 

I borsisti di Villa Medici 2022-2023

Samir Amarouch, composizione musicale

Nato in Francia nel 1991, Samir Amarouch è un compositore e chitarrista. Ha studiato chitarra al Conservatorio di Boulogne-Billancourt e, in parallelo, Musicologia alla Sorbona. Nel 2015, è stato ammesso al Conservatorio nazionale superiore di musica e danza di Parigi.

La trasposizione dei suoni dell’ambiente naturale, urbano e tecnologico costituisce una delle fonti principali del suo lavoro compositivo. Ispirate sia alle correnti strutturaliste, minimaliste e spettrali, sia alla musica tradizionale orientale ed elettronica, le sue ultime opere vertono sulla percezione del tempo e del ritmo e sull’ambiguità tra timbro e armonia.

Vincitore di diversi premi internazionali, tra cui il Premio di composizione della Fondazione Ernst Von Siemens nel 2020, la sua musica è stata eseguita dall’Orchestre Philharmonique de Radio France, dall’Orchestre National de France, dall’Ensemble Modern e dall’Ensemble InterContemporain.

Il suo progetto a Villa Medici è dedicato alla realizzazione di un ciclo di opere la cui strumentazione proviene dalla sua opera Electronica-B minor crush composta per 21 musicisti, con particolare attenzione alle fisarmoniche microtonali, al clavicembalo e alla chitarra elettrica. L’accelerazione, la decelerazione, così come le inflessioni della pulsazione, il groove, le microvariazioni ritmiche e le sensazioni sono al centro di questo lavoro, al quale verrà associata una ricerca coreografica in collaborazione con un/a ballerino/a-coreografo/a per dare vita a un’opera ibrida tra musica e movimento.

Mounir Ayache, arti plastiche

Nato nel 1991, l’artista franco-marocchino Mounir Ayache ci invita a rinnovare la nostra visione delle realtà politiche e sociali del mondo arabo attraverso le sue creazioni tecnologiche.

Riprendendo i codici della fantascienza che intreccia con storie familiari e riappropriazione delle esperienze e delle identità arabe, Mounir Ayache si inserisce nella corrente non ufficiale del futurismo arabo, influenzato dall’afrofuturismo degli anni 1990 ispirato alla fantascienza, per proporre narrazioni alternative. Mounir Ayache riproduce le rappresentazioni dell’Altro e dello Straniero nelle narrative occidentali, servendosi delle nuove tecnologie per realizzare e trasmettere le sue idee, confondendo i confini tra arte contemporanea e spettacolo.

Il suo progetto a Villa Medici si articola intorno al personaggio di Hassan al-Wazzan (1494-1555), diventato Giovanni Leone di Medici sotto Papa Leone X, conosciuto come “Leone l’Africano” e protagonista dell’omonimo romanzo scritto da Amin Maalouf nel 1986. Nel 1525, su richiesta del Papa, scrisse “La Cosmographia de Affrica”, opera di riferimento per descrivere l’Africa Subsahariana e il Nordafrica che nutrirà l’immaginario europeo per il quale queste regioni erano sconosciute.

Sulla base del manoscritto del 1525, il lavoro di scrittura di Mounir Ayache prenderà la forma di una narrazione fantascientifica ambientata nel 2500, in cui il protagonista, ispirato alla figura di Hassan al-Wazzan, racconta la storia degli scambi tra Europa e Africa sollevando questioni geopolitiche ed ecologiche immaginarie in relazione alla città di Roma. La narrazione porterà alla realizzazione di una serie di sculture che attivano, attraverso un dispositivo di realtà aumentata, contenuti digitali che si sovrappongono al reale.

Yasmina Benabderrahmane, fotografia

Yasmina Benabderrahmane si è diplomata alla Scuola nazionale superiore di belle arti di Parigi nel 2009 e al Fresnoy – Studio nazionale di Arti contemporanee di Tourcoing nel 2015. Lavora con la pellicola e la fotografia analogica in modo sperimentale.

La sua pratica artistica istintiva si inserisce a metà strada tra il documentario e il quotidiano filmato e assume principalmente la forma di installazioni multimediali. Yasmina Benabderrahmane raccoglie e sonda il mondo visibile e le persone che ama e che la circondano.
 
Il suo lavoro è stato esposto durante numerose mostre internazionali e integra collezioni private e pubbliche. Nel 2018, riceve il premio Solveig-Anspach e, nel 2019, si distingue come Rivelazione in Fotografia – Vincitrice del premio LE BAL de la Jeune Création con l’ADAGP. Nel 2021, vince il concorso fotografico nazionale « Regards du Grand Paris – Année 6 » (CNAP – Ateliers Médicis).

Il suo progetto di ricerca si concentra sulla recente scoperta, insieme a sua zia, di trent’anni di archivi di diapositive donate da alcune suore dominicane. Ha così scoperto che sono state espulse dal loro convento nella regione Île-de-France. Che in Vaticano, le suore protestano contro le loro condizioni di lavoro. Che alcune sono diventate “ospedaliere” e sono socialmente impegnate. Una leggenda del IX secolo racconta di come la papessa Giovanna raggiunse il soglio pontificio facendosi scambiare per un uomo. Il suo inganno fu svelato quando partorì in pubblico durante il suo sacramento.

Per Yasmina Benabderrahmane, dietro a tutto questo si nasconde l’idea che una donna vale meno di un uomo, che un prete è tutto, una suora niente. Osserva il travestimento soprattutto come un tentativo di trasgressione dei generi e dell’ordine imposto. Queste questioni di mascheramento e rivelazione la conducono a riflettere sulla tradizione del carnevale nell’accesso al divino. Per realizzare il suo progetto di residenza “CARNE VALE, lotta lavora come un fascista”, Yasmina Benabderrahmane seguirà una comunità per rivelare le minoranze e cercherà di svelare la luce.

Hortense de Corneillan, restauro del patrimonio

Nata a Parigi nel 1980, Hortense de Corneillan è una restauratrice del patrimonio, specializzata in ceramica e vetro. Diplomata in storia dell’arte, museologia (École du Louvre) e conservazione e restauro (Institut national du patrimoine), si è trasferita in Svizzera nel 2008.

Dopo 11 anni di lavoro presso un museo, oggi Hortense de Corneillan lavora come autonoma e collabora con istituzioni svizzere ed europee nel campo dell’archeologia e delle arti decorative.

Una parte importante della sua attività è dedicata all’insegnamento.
È docente del corso Conservazione e restauro alla Haute École Arc (HE-Arc CR, Neuchâtel) dove coordina anche la formazione continua per i professionisti della conservazione.

Durante la residenza a Villa Medici, si dedicherà a restauri ottocenteschi di antichi vasi ritrovati in Etruria. Considerando queste modifiche come marcatori culturali, testimonianza di un rapporto mutevole con l’oggetto antico, Hortense de Corneillan vuole mettere in discussione la loro progressiva scomparsa durante le moderne campagne di restauro. Allo stesso tempo, riflette sulle possibilità di mediazione intorno ai vasi restaurati. Come si può rendere comprensibile al pubblico la storia intima e agitata di questi oggetti del nostro patrimonio?

Lorraine de Sagazan, regia teatrale

Parallelamente alla formazione come attrice, Lorraine de Sagazan ha seguito gli studi in filosofia. Per formarsi come regista teatrale, nel 2014 parte per Berlino per assistere Thomas Ostermeier. Al suo ritorno, si dedica ad adattamenti di testi di repertorio, quali: Démons di Lars Noren, Casa di bambole di Henrik Ibsen e Senza padre di Anton Čechov, presentati alle Nuits de Fourvière, al Centquatre e al MC93.
 
Nel 2020, intraprende un nuovo ciclo del suo lavoro mettendo in discussione il modo in cui la narrativa può rispondere alla realtà. Queste ricerche danno vita a due primi spettacoli: La Vie invisible e Un sacre, creati al Théâtre de la Ville di Parigi e al Théâtre Gérard Philipe a Saint-Denis, dove Lorraine de Sagazan è artista associato. I suoi progetti poliedrici, che combinano performance, arti performative e arti plastiche, sono stati presentati in Francia e all’estero.
 
Il suo progetto a Villa Medici è dedicato alla giustizia contemporanea e, in particolare, alle alternative poco conosciute e marginali come la giustizia riparativa. Come sempre, la scrittura è in prima persona e dà vita a uno spettacolo-performance che interroga il modo in cui l’arte possa inserirsi in un processo riparativo, inventando un rituale di giustizia attraverso il teatro.
 
Il progetto si articola in una costellazione di proposte, tra cui un film e delle installazioni in spazi pubblici in collaborazione con altri artisti di Villa Medici, con l’obiettivo di moltiplicare la creazione di spazi giuridici utopici e immaginari aventi la forza originale dell’azione.

Dorothée Dupuis, curatrice

Nata nel 1980 a Parigi, Dorothée Dupuis è curatrice, critica d’arte e redattrice d’arte contemporanea. Il suo lavoro si concentra sull’intersezione tra arte e politica, studiata da prospettive transfemministe, post-marxiste, decoloniali e antirazziste.

Dal 2013, Dorothée Dupuis è direttrice e fondatrice della rivista Terremoto e della casa editrice Temblores Publicaciones, con sede a Città del Messico. Prima di partire per il Messico nel 2012, è stata direttrice del centro d’arte contemporanea e del programma di residenza Triangle-Astérides a Marsiglia dal 2007 al 2012 e assistente curatrice del Centre Pompidou dal 2005 al 2007. Dal 2012, Dorothée Dupuis è curatrice indipendente e redattrice d’arte delle Americhe, sia in Terremoto che in pubblicazioni internazionali.

Il suo progetto di ricerca a Villa Medici si intitola “PERSPECTIVES REBELLES. L’exercice curatorial féministe en institution dans le temps présent à la lumière des féminismes italiens des années 70”. Dal 2019, Dorothée Dupuis porta avanti una fase di ricerca teorica e di scrittura su un formato curatoriale che pratica dall’inizio della sua carriera: l’esposizione di artiste donne, vista dal campo degli studi curatoriali.

Questa ricerca è un’immersione nel progetto che ha animato le femministe del mondo artistico occidentale a partire dagli anni ’70, secondo il quale esiste un debito nei confronti delle artiste donne, che l’esposizione delle artiste potrebbe in qualche modo “pagare”. A Villa Medici, Dorothée Dupuis vorrebbe utilizzare l’eredità del femminismo italiano degli anni ’70 rivisitato in chiave contemporanea come quadro teorico, affettivo e concettuale per proseguire la scrittura del libro Payer la dette : l’exposition d’artistes femmes comme provocation.

François Durif, letteratura

Nato nel 1968 a Clermont-Ferrand, François Durif è uno scrittore e artista diplomato alla Scuola nazionale superiore di belle arti di Parigi. Con il suo lavoro, mette in costante discussione lo stato dell’artista contemporaneo e le sue prerogative.

Durante le sue prime esposizioni, alterna l’attività di uomo al coperto e quella di scultore-pittore, sviluppando un’arte della discrezione. Agisce sempre nel tempo, registra delle azioni in situ e produce un testo sul suo percorso.
 
Dopo un bilancio delle competenze, lascia il mondo dell’arte e diventa assistente funerario e Maestro di Cerimonia per l’impresa funebre parigina L’Autre Rive (2005-2008). Dodici anni dopo, ripercorre questa particolare esperienza nella sua prima opera Vide sanitaire, pubblicata da Éditions Verticales nell’ottobre 2021. François Durif vuole rivolgersi al lettore con la stessa franchezza delle sue prestazioni al cimitero di Père-Lachaise.

È in questa energia ritrovata che nasce il suo progetto di scrittura per Villa Medici. Si appropria della parola “coriandolo” come fosse un oggetto, studiando questi curiosi proiettili e le loro mute successive: prima in gesso, conosciuti come coriandoli italiani; poi in carta, chiamati coriandoli francesi. Parallelamente al suo lavoro di scrittura, convertirà parte dei suoi archivi in coriandoli, un modo per materializzare il lusso del tempo offerto da questa utopia localizzata che è Villa Medici. Secondo François Durif, scrivere, così come creare coriandoli, è un’attività manuale che implica il saper tagliare – decentrarsi.

Sivan Eldar, composizione musicale

Nata nel 1985 a Tel Aviv, la compositrice Sivan Eldar ha conseguito un dottorato in composizione presso l’università UC Berkeley per poi seguire un Cursus in composizione e informatica musicale all’IRCAM di Parigi nel 2017.
 
La sua musica, pubblicata da Éditions Durand, viene descritta come “meditativa e accattivante” (L’Humanité), “di grande raffinatezza” (ResMusica) e “con una sensibilità unica alla drammaturgia” (Diapason). Le sue opere recenti includono: Like Flesh (Opera di Lille, Montpellier, Lorraine, Anversa), After Arethusa (Biennale di Venezia, Auditorium del Louvre), Una Mujer Derramada (Théâtre du Châtelet), Heave (Centre Pompidou, Opera di Marsiglia, November Musique) e Solicitations (Philharmonie Luxembourg, Ultraschall Berlin, Festival Présences, Wien Modern). Sivan Eldar ha recentemente ottenuto il premio Fedora 2021 ed è stata residente a Villa Albertine, alla MacDowell Colony e alle fondazioni Camargo, Civitella Ranieri, Singer-Polignac, Royaumont e Fulbright.
 
Nel gennaio del 2022, conclude la sua prima opera Like Flesh: il risultato di quattro anni di ricerca di un nuovo linguaggio musicale ibrido. Il suo anno da borsista presso Villa Medici segna quindi un momento unico di riflessione artistica e sarà dedicato a un nuovo progetto: un oratorio per il 2024 dove la questione del rito gioca un ruolo centrale.
L’oratorio è una giustapposizione di due narrazioni seminali: il sutra radicale di Vimalakirti e la storia della leggendaria musicista carnatica Seetha Doraiswamy. Si tratta di una collaborazione tra due voci artistiche distinte: il regista teatrale Peter Sellars e la cantante indiana di musica carnatica Ganavya Doraiswamy, per il Festival internazionale dell’Arte Lirica di Aix-en-Provence.

Marion Grébert, storia dell'arte

Marion Grébert Marion Grébert è un’ex studentessa dell’École normale supérieure de Lyon, del dipartimento di arte e della sezione di letteratura comparata. Dopo aver conseguito il titolo di dottore in storia dell’arte, nell’ottobre 2022 ha pubblicato un primo saggio, Traverser l’invisible. Énigmes figuratives de Francesca Woodman et Vivian Maier, pubblicato da l’Atelier contemporain di Strasburgo. Il libro ha ricevuto il Premio André Malraux 2022.

La sua carriera è caratterizzata da una combinazione di formazione accademica e teorica e di formazione pratica. Durante la sua tesi di laurea, dal 2014 al 2019, ha svolto diverse esperienze professionali (docente di storia dell’arte presso l’Università Paris-IV-Sorbonne dal 2014 al 2017, stagista-assistente in conservazione fotografica presso il Musée d’Orsay nel 2014 e presso il MoMA di New York nel 2017). Dopo aver conseguito il dottorato, sta proseguendo la sua ricerca attraverso borse di studio post-dottorato: la Fondazione Balzan (Svizzera) in collaborazione con Paris-III-Sorbonne Nouvelle nel 2019-2020 e la Terra Foundation for American Art (Stati Uniti) in collaborazione con l’INHA (Parigi) nel 2021-2022. Marion Grébert è anche diplomata alle Beaux-Arts de Paris (2015). La fotografia rimane al centro del suo approccio, nella tradizione degli scrittori-fotografi.

A Villa Medici ha scritto un secondo saggio sul fiore, considerato sia come motivo figurativo sia come oggetto culturale attraverso la storia o l’archeobotanica. L’autrice traccia un percorso che va dai giardini e dagli affreschi delle ville dell’Impero romano all’arte del dopoguerra nel Novecento, in particolare nell’opera letteraria e cinematografica di Pasolini, concentrandosi sul periodo cardine del Prerinascimento. Il fiore gli permette di proporre una certa storia della modernità italiana ed europea, sia artistica che politica ed economica, da una prospettiva antropologica visiva.

Questo lavoro è completato dalla produzione di una serie di fotografie negli spazi della Villa, in parte in collaborazione con Pauline Von Aesch. Queste immagini saranno presentate alla fine della residenza dei borsisti.

Bocar Niang, arti plastiche

Bocar Niang è nato griot in una famiglia di griots l’8 giugno 1987 a Tambacounda, in Senegal. Ha conseguito un master in arti e cultura presso l’Università Cheikh Anta Diop di Dakar e l’École nationale supérieure d’arts de Paris-Cergy. Attualmente sta sviluppando una tesi sulla ricerca e la creazione artistica nell’ambito del programma di dottorato RADIAN.

Fondatore del Musée griot in Senegal e delle sue filiali in Francia, è anche direttore artistico del Festival Tamba Jeunes Talents in Senegal dal 2008 e del Festival Nekkalante in Francia dal 2018.

Il suo lavoro multidisciplinare combina oralità, installazione, scrittura, scultura, film, video e musica. È stato presentato, tra gli altri, al Centre Pompidou, al Palais de Tokyo, alla Fondation Ricard, alla Biennale di Dakar, alla Biennale di Cenon, a Ygrec-Ensapc, ai Laboratoires d’Aubervillers e al Musée Théodore Monod di Dakar.

Il progetto realizzato a Villa Medici si articola in due parti: da un lato, la produzione di narrazioni e performance orali/sonore volte a sviluppare le narrazioni di oggetti e opere e a rafforzare i legami tra gli individui, le mobilità e i loro contesti e territori. Queste narrazioni avvengono attraverso letture multilingue, podcast, declamazioni di scritti e la creazione di opere sonore sulle collezioni, i paesaggi o le leggende di Villa Medici e della città di Roma. Dall’altro lato, la creazione di una serie di sculture intitolata “Babyfoot”, composta da 44 disegni e modelli di individui, i cui personaggi provengono da diversi paesi del mondo.

Lasseindra Ninja, coreografia

Lasseindra Ninja è una ballerina e coreagrafa e vive a Parigi da più di dieci anni. Si è formata in Francia e negli Stati Uniti e ha sviluppato la sua pratica artistica nell’ambito dell’organizzazione di balls, di creazioni coreografiche e di performance da solista e in collaborazione con altri artisti.

Concentra il suo lavoro sulle identità e gli spazi che esistono tra il reale e il virtuale, dalla scena agli schermi e viceversa: quando e in quali condizioni il movimento può essere eseguito e come viene percepito e giudicato. Il suo lavoro si basa su vettori panafricani e transatlantici nell’ambito di una riflessione contemporanea sulla Storia dei corpi, le tracce e le reminiscenze delle esperienze di danza collettive.

Pioniera della scena Ballroom in Europa, ha dato vita al capitolo euroasiatico dell’ “International & Iconic House of Ninja”. Conosciuta nella comunità dei Ballroom internazionali con il titolo di Légende, Lasseindra Ninja esplora oggi i campi della creazione contemporanea, della composizione musicale e delle arti digitali (foto e video) all’interno di istituzioni prestigiose come il Centre national de la danse e la compagnia Ballet national di Marsiglia.

Il suo progetto di creazione coreografica a Villa Medici s’ispira alla cultura dei Ballroom e combina arte digitale (foto, video, animazione 3D) e performance dal vivo (danza, teatro e spettacolo). Il tema della sua creazione ruota intorno alla nozione di fairplay che mette in discussione e critica la capacità di giudicare dentro e fuori il paradigma comunitario, un palinsesto dell’esperienza critica trasformativa e performativa.

La creazione sarà presentata sotto forma di spettacolo della durata di un’ora, per otto-dieci ballerini della Ballroom Scene internazionale. Alla performance di danza si accostano proiezioni multimediali che enfatizzano il potente linguaggio coreografico del voguing: elementi drammaturgici necessari a esplicitare la narrazione trasgressiva che abita la coreografa.

Liv Schulman, arti plastiche

Nata nel 1985, Liv Schulman cresce a Buenos Aires dove frequenta la scuola pubblica. Affascinata dalla televisione, l’arrivo del cavo nel 1990 e il crollo finanziario del 2001 sono tra i momenti più significativi della sua vita. Diplomata alla Scuola nazionale superiore d’arti di Paris-Cergy, vive in Francia dal 2015.

Il lavoro di Liv Schulman prende la forma di narrazioni filmate, serie TV, letture-performance e scrittura di romanzi. I discorsi al centro del suo lavoro riguardano il posto della soggettività nello spazio politico e la difficoltà di darle credito. Così, mostra una vera e propria telenovela in televisione come in un museo. Secondo il suo approccio, creare significa fare l’esperienza diretta di un ambiente, di un sistema, di un soggetto.

Ha esposto i suoi lavori a Villa Vassilieff a Parigi, al CAC La Galerie a Noisy-le-Sec, al Centre Pompidou a Parigi, al Crac Alsace, al festival Steirischer Herbst in Austria, alla Fondation Pernod Ricard a Parigi, al SMK a Copenagen, al Museo de Arte Moderno a Buenos Aires, al museo Reina Sofia a Madrid e al Bemis Center for Contemporary Arts in Nebraska. È stata beneficiaria della borsa ADAGP, del patrocinio della Fondation des Artistes, del programma di residenza DAAD in Germania e ha ricevuto il premio Ricard nel 2018.

A Villa Medici, Liv Schulman concentrerà il suo lavoro di ricerca intorno all’anti-teatro di Luigi Pirandello e della sua relazione con gli effetti della follia di sua moglie Maria Antonietta Portulano. Considerando che il lavoro di Pirandello è fortemente influenzato dal divenire assiomatico di sua moglie, Liv Schulman vorrebbe proporre un approccio a questa ricerca legato alla psicoterapia istituzionale.

Nell’ambito della sua ricerca, il progetto intitolato “Anti-théâtre, anti-psychiatrie, psychothérapie institutionnelle et un Opéra-T-shirt dans la Rome de Pirandello” consiste nel realizzare un lavoro drammaturgico intorno e all’interno della Roma dei Portulano-Pirandello, utilizzando la città come palcoscenico teatrale e cinematografico. In questo scenario si svolge un film-opera nel quale dei turisti anonimi vagano per la città. Si spostano indossando magliette con degli assiomi, dando vita a una coreografia del metalinguaggio.

Anna Solal, arti plastiche

Anna Solal nasce nel 1988 a Dreux. Vive e lavora a Parigi. Appartiene a una nuova generazione di artisti che si distinguono per la predilezione per il “fatto a mano”, per l’incrocio non gerarchico di processi presi in prestito all’arte e all’artigianato.

Le sue installazioni sono realizzate a partire da oggetti di scarto che raccoglie durante le sue passeggiate. Questi oggetti vengono poi ricomposti in motivi aerei, come uccelli o aquiloni. Brutalmente figurativa, questa iconografia pop, tesa e mutevole evidenzia l’isolamento dell’individuo e una forma di astrazione nella quale egli naviga. Anna Solal ha esposto al Palais de Tokyo (Parigi), al CAC Passerelle di Brest, al museo Les Abattoirs di Tolosa e all’Interstate Projects (New York).

Il suo progetto a Villa Medica si intitola “Empire défaillant” e propone una serie di quadri scultura composti da collage che incorporano disegno e fotografia. Il tema del progetto è il collettivo umano definito all’interno delle relazioni interumane e nel suo legame con l’ambiente naturale. Si svilupperà nel quadro temporale della Roma antica, che un tempo dominò il mondo, la Roma fascista e la Roma attuale con il suo turismo di massa.

L’incarnazione di questo collettivo sarà assicurata da un lavoro organico e simbolico intorno alla carta e al tessuto. Un testo di Olivier Prada accompagnerà questo progetto plastico: la narrazione di un asino reincarnato in una lacrima, in viaggio attraverso un’Europa devastata.

Se la nozione di collasso è chiaramente presente attraverso i disastri ecologici e imperiali, emergono allora nuove forme di vita e nasce la nozione di miracolo, un miracolo che accadrà o non accadrà.

Sarah Vanuxem, teorie

Dopo gli studi in diritto e filosofia all’università Paris 1 Panthéon-Sorbonne e all’École des Hautes Études en Sciences Sociales, Sarah Vanuxem ha presentato una tesi intitolata Des choses saisies par la propriété (prefazione di Th. Revet, Istituto di Ricerca Giuridica della Sorbona, 2012).

Insegnante alla facoltà di diritto dell’Université Côte d’Azur dal 2012, Sarah Vanuxem colloca le sue ricerche tra il diritto di proprietà e il diritto ambientale, con incursioni nella filosofia ambientale, nell’antropologia della natura e nella storia del diritto.

Ha co-diretto, insieme a C. Guibet-Lafaye, l’opera Repenser la propriété, un essai de politique écologique (Presses Universitaires d’Aix-Marseille, 2015), ha scritto diversi articoli e, in particolare, due saggi: La propriété de la terre (Wildproject, 2018) e Des choses de la nature et de leurs droits (Quae, 2020).

Il progetto che svolgerà a Villa Medici si intitola: “Du droit de déambuler. Réécrire les fictions juridiques à l’âge de l’anthropocène” e si basa sul diritto a vagare in risposta agli sconvolgimenti ecologici.

Prevede un diario topografico nel linguaggio del diritto, la realizzazione di strumenti giuridici che sostengano i diritti di passaggio e la scrittura di una narrazione di fantascienza giuridica. In contrasto con la sedentarietà generalizzata e favorita dalla nostra società industriale, Sarah Vanuxem reinterpreterà le regole del diritto a partire da questa narrazione nella quale saremmo tutti nomadi.

Poiché il diritto di passaggio sulla terra è spesso rivendicato da alcuni collettivi, Sarah Vanuxem seguirà in particolare il movimento dei beni comuni italiani attraverso un’indagine sulla sentenza “Villa Borghese contro Roma” con cui lo ius deambulandi fu riconosciuto ai cittadini romani nel 1887. Si unirà inoltre al collettivo pioneristico di artisti-esploratori romani Stalker. Mentre, per Wildproject, preparerà un libro articolato intorno ai seguenti temi: “vagabondare”, “cacciare, raccogliere, pescare, racimolare”, “transumare”, “passeggiare” e “fuggire e rifugiarsi”.

Ariane Varela Braga, storia dell'arte

Ariane Varela Braga è una storica dell’arte e dell’architettura. Ha insegnato presso le università di Zurigo (2014-2019), dove sta preparando la tesi di abilitazione, e Ginevra (2019-2020) e come visiting professor presso l’Università di Milano (2022). Le sue ricerche sono state sostenute dall’Istituto Max Planck per la Storia dell’Arte-Bibliotheca Hertziana, dal Fondo Nazionale Svizzero e dalla Fondazione Gandur per l’Arte. Nel 2021 ha ricevuto una borsa di studio André Chastel da Villa Medici e dall’Istituto Nazionale di Storia dell’Arte. Già membro dell’Istituto Svizzero di Roma, è ricercatrice associata presso HISTARA/EPHE e cofondatrice e coordinatrice di NeReMa, rete internazionale per la ricerca sul marmo e le pietre decorative.

La sua ricerca si colloca all’intersezione tra storia dell’arte, architettura e cultura materiale. La sua tesi di dottorato, discussa all’Università di Neuchâtel nel 2013, è stata pubblicata con il titolo Une théorie universelle au milieu du XIXe siècle. La Grammar of Ornament d’Owen Jones (Campisano, 2017). È autrice di numerosi articoli e libri sulla teoria dell’ornamento, sull’orientalismo nelle arti decorative e nell’architettura e sul marmo. Parallelamente alla sua attività di ricerca, è curatrice indipendente di mostre sulle arti del XIX e XX secolo.

Il suo progetto di ricerca a Villa Medici, intitolato “MARMO. Identità, memoria e materialità, dall’Unità d’Italia al fascismo”, si concentra sul simbolismo del marmo e sul suo utilizzo nell’architettura italiana, dall’unificazione della nazione al fascismo. Si propone di esplorare il legame tra materiale, materialità e identità collettiva in un momento in cui la ricerca di un’identità artistica e culturale italiana, tra tradizione e rinnovamento, diventa cruciale. Concentrandosi su Roma, il progetto considera gli usi emblematici del marmo nell’architettura monumentale e istituzionale dalla fine dell’Ottocento al Ventennio (1922-1943), le narrazioni e i discorsi sviluppati intorno al suo utilizzo, da una prospettiva all’incrocio tra storia dell’arte e dell’architettura, studi sulla memoria e antropologia. L’obiettivo è comprendere i meccanismi, le pratiche e le questioni ideologiche, politiche, economiche, tecniche e artistiche che hanno portato alla “creazione” del marmo come materiale “nazionale” rappresentativo della cultura e dell’identità italiana.

Laura Vazquez, letteratura

Laura Vazquez scrive. Ha pubblicato diversi libri di poesia con diversi editori, tra cui La main de la main (Prix de la Vocation) pubblicato da Cheyne nel 2014, e Vous êtes de moins en moins réels pubblicato da Points nel 2022.  Il suo primo romanzo, La semaine perpétuelle, è stato pubblicato dalle edizioni Sous-sol nel 2021. Ha ricevuto la menzione speciale del Prix Wepler e il Prix de la page 111. Nel marzo 2023, durante il suo anno di residenza a Villa Médicis, pubblica Le livre du large et du long, pubblicato da Sous-sol. Si tratta di un’epopea in versi accompagnata da una parte sonora con la lettura integrale del libro. Nello stesso anno le viene assegnato il Prix Goncourt de la poésie (Premio Goncourt per la poesia) per l’insieme della sua opera.

I suoi testi sono stati tradotti in cinese, inglese, spagnolo, portoghese, norvegese, olandese, tedesco, arabo e italiano. Oltre a scrivere, tiene regolarmente letture in Francia e in tutto il mondo (Museo Contemporaneo di Shanghai in Cina, Musée d’art contemporain de Genève in Svizzera, Norsk Litteraturfestival in Norvegia, Festival Voix Vives Toledo in Spagna, Fondation Perdu di Amsterdam in Olanda, ecc.). Coordina la rivista Muscle con Roxana Hashemi. Infine, conduce workshop, masterclass e laboratori di scrittura.

A Villa Medici, Laura Vazquez scriverà la sua prima opera teatrale: una tragedia lesbica.

Elles sont innocentes.
Dans la tragédie tout le monde est innocent.
Ce sera un texte dans un langage littéral, sans double et sans complicité.
Le contraire du jeu de mot.
Ce sera un texte jamais malin.
Ce sera une catastrophe sur le point d’arriver, et ce sera sans recours.
Chaque parole sera directe et directement par les yeux.
Une histoire d’amour, la limite de notre condition.
L’épopée et la tragédie traitant d’une même matière.
L’épopée actionnant, la tragédie montrant.
La bêtise humaine, le grand miroir jusqu’à la mort.
C’est l’ignorance et l’innocence, tout sera pardonné.
Une destinée héroïque forcément tourne mal.
Au théâtre, au départ, il n’y avait qu’un personnage : le chœur
Eschyle porta ce nombre à deux et donna le premier rôle au dialogue.
Sophocle porta ce nombre à trois.
Et voici les voix.
Zg Zg, brr, brr, gang, gang, skuuuu

Saverio Verini, curatore della mostra Una linea storta tesa

Saverio Verini è curatore della Notte Bianca 2021 e 2022 e della mostra dei borsisti 2022 e 2023 di Villa Medici

Curatore di mostre e di eventi d’arte contemporanea, ha collaborato con numerose istituzioni, quali: la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, il MACRO, l’American Academy a Roma, la Quadriennale di Roma, la Fondazione Civitella Ranieri, la fiera ArtVerona, la Fondazione Memmo di Roma.

Da aprile 2023 è Direttore dei musei comunali di Spoleto. Collabora inoltre con la rivista Artribune ed è autore di diversi testi di critica d’arte, tra cui la monografia Roberto Fassone. Quasi tutti i racconti (PostmediaBooks, 2018) e il saggio La stagione fatata (Castelvecchi, 2022) sul rapporto tra infanzia e arte contemporanea italiana.

La scenografia della mostra (furniture design) è stata realizzata da Luca Galofaro (LGSMA).

Informazioni pratiche

Giorni e orari di apertura della mostra:
Dal lunedì alla domenica (chiuso il martedì) tra le 10.00 e le 19.00 (ultimo ingresso alle 18.30)

Tariffa:
Prezzo intero: 10€ / Prezzo ridotto: 8
Tariffa TRIBU: 2€
Gratuito per i possessori di carta SOLO o DUO

Il biglietto della mostra dà anche accesso al Festival des Cabanes di Villa Medici.

Dal 17 giugno al 2 luglio, ogni sabato e domenica, dalle 14.00 alle 19.00, viene organizzato in inglese un programma di mediazione della mostra in collaborazione con gli studenti del Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA (Roma).
Dal 8 al 22 luglio, lo stesso programma verrà organizzato ogni sabato.
Prenotazione delle visite commentate in inglese

L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ringrazia i mecenati e i partner che sostengono il suo programma artistico e in particolare questa mostra:

Sponsor
CHANEL
ACADÉMIE DES BEAUX-ARTS INSTITUT DE FRANCE
FONDATION LOUIS ROEDERER
FONDATION JEAN-LUC LAGARDÈRE
FONDATION D’ENTREPRISE BANQUE POPULAIRE

Con il sostegno di
CLUB CRIOLLO
FATAMORGANA
GROUPAMA ASSURANCES
AIR FRANCE
SOFITEL ROMA VILLA BORGHESE

Media partner
INSIDE ART

Immagine di copertina: François Durif, Palais de Confettis, da una fotografia di Daniele Molajoli
Immagini di corpo, della pubblicazione e ritratto di Saverio Verini: © Daniele Molajoli

anche da vedere a Villa Medici

Mi piaci
Mi iscrivo

Ricevere la newsletter con le ultime notizie di Villa Medici