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Arroccato sulla collina del Pincio che domina Roma, Villa Medici si trova su un sito occupato fin dall’antichità, prima dagli Etruschi, che eressero un tempio dedicato alle divinità della Fortuna e della Speranza, e poi dai Romani. Fu sulla collina conosciuta dai Romani come “la collina dei giardini” che il generale romano Lucullo (117-56 a.C.) fondò una vasta e lussuosa tenuta sul sito dell’odierna Villa Medici e della Trinità dei Monti. A quest’epoca risale una rete di cisterne sotterranee.
Sotto l’Impero, la tenuta di Lucullo passò nelle mani di vari proprietari, tra cui l’imperatrice Messalina e i discendenti della famiglia Pinci: furono loro, alla fine del IV secolo, a dare alla collina del Pincio il nome attuale. Ancora oggi, il lato nord-orientale della collina è delimitato dalle imponenti mura costruite dall’imperatore Aureliano (214-275 circa).
Quasi un secolo dopo, l’imperatore romano d’Occidente Onorio (384-423 d.C.) fece costruire qui il suo palazzo per riaffermare la sua autorità su Roma dopo il sacco di Alarico nel 410. Nel 1999, gli scavi archeologici condotti dall’École française de Rome sotto il piazzale di portarono alla luce i resti del suo palazzo imperiale.
Durante il Rinascimento, la famiglia Crescenzi eresse un edificio sui resti di un’antica tenuta divenuta una cava di pietra di reimpiego, che servì da base per l’attuale residenza. Nel 1564, il cardinale Giovanni Ricci di Montepulciano (1497-1574) acquistò la proprietà e intraprese le prime modifiche con gli architetti Nanni di Baccio Bigio e Giacomo della Porta.
Dopo la sua morte nel 1576, Ferdinando de’ Medici (1549-1609) acquistò la proprietà. All’età di 26 anni, era un giovane cardinale e un collezionista. Affidò allo scultore e architetto Bartolomeo Ammannati, amico intimo di Michelangelo, il compito di ampliare e abbellire gli edifici e il giardino esistenti per esporre la sua sontuosa collezione di marmi antichi appena acquisita.
Oltre a migliorare la facciata che si affaccia sui giardini, fu costruita una seconda torre, fu innalzata la loggia, fu aggiunta una nuova ala all’edificio principale e furono creati dei giardini ornamentali. La decorazione interna fu affidata al pittore manierista fiorentino Jacopo Zucchi (1541-1590), che realizzò raffinati dipinti per gli appartamenti del piano nobile. Nel 1587, quando Ferdinando divenne Granduca di Toscana con il nome di Ferdinando I dopo la morte del fratello, lasciò Roma per Firenze e i lavori si interruppero bruscamente.
Nel 1666 fu creata l’Accademia di Francia a Roma su iniziativa di Jean-Baptiste Colbert, l’allora ministro delle Finanze di Luigi XIV. Il suo scopo era quello di offrire ai giovani artisti francesi che avevano vinto il nuovo e prestigioso concorso Prix de Rome l’opportunità di essere “borsisti” per poter soggiornare nella Città Eterna e immergersi nell’arte antica e rinascimentale. Per i vincitori, il Prix de Rome significava una carriera coronata dagli onori.
Inizialmente ospitata in una modesta casa alle pendici del Gianicolo, l’Accademia si trasferì a Palazzo Caffarelli nel cuore di Roma nel 1673, poi a Palazzo Capranica nel 1684 e infine a Palazzo Mancini nel 1725. Furono ammessi pittori, scultori e, ufficialmente dal 1720, architetti.
Durante il loro soggiorno, che durava quattro o cinque anni, erano soggetti a una disciplina ferrea: sveglia alle prime luci dell’alba, mangiare insieme, un rigido programma di studio e l’obbligo di produrre regolarmente opere inviate in Francia: copie dalla natura o dall’antico, schizzi dipinti e quadri di storia o di paesaggio. Nel XVIII secolo, Boucher, Fragonard e David erano alcuni dei famosi borsisti dell’Accademia, un nome che in origine si riferiva alla pensione concessa dal re.
Nel 1793, i controrivoluzionari romani saccheggiarono Palazzo Mancini. In quanto istituzione dell’Ancien Régime, l’Accademia di Francia a Roma fu abolita dalla Convenzione dal 1793 al 1795. La sua vera rinascita avvenne solo nel 1803, quando si trasferì a Villa Medici. L’antica villa di Ferdinando de’ Medici, abbandonata dai Granduchi di Toscana nel XVIII secolo, fu scambiata da Napoleone con Palazzo Mancini. Furono creati nuovi premi: un premio per la composizione musicale nel 1803 e per l’incisione calcografica nel 1804.
Nel corso del XIX secolo, l’Accademia accolse una serie di artisti e direttori illustri, tra cui Jean-Auguste-Dominique Ingres, pittore e poi direttore dal 1835 al 1841, e Guillaume Guillon-Lethière, pittore nato in Guadalupa da madre schiava e direttore dell’Accademia dal 1807 al 1816. All’inizio del XX secolo, il concorso aprì le porte alle donne: Lucienne Heuvelmans (Gran Premio di scultura, 1911), Lili Boulanger (Gran Premio di composizione musicale, 1913) o Odette Pauvert (Gran Premio di pittura, 1925) furono tra le prime.
Nel 1961, André Malraux, ministro della cultura del generale de Gaulle, fecce nominare il pittore Balthus (Balthasar Kłossowski de Rola, noto come Balthus) direttore dell’Accademia, che intraprese una trasformazione completa di Villa Medici e dei suoi giardini. Con l’aiuto di restauratori e di borsisti , Balthus riportò alla luce gli affreschi rinascimentali e creò una decorazione murale che ricopre quasi tutto Villa Medici. Utilizzando un’abile tecnica che fa emergere il materiale in strati successivi, ha creato una patina unica, vibrante e cangiante in ogni stanza che, ai piani superiori, si abbina ai fregi del XVI secolo riscoperti e restaurati. L’opera è ora accuratamente conservata e restaurata.
La visione di Balthus era globale: oltre alla sua opera pittorica, ha introdotto la diversità nell’arredamento. Andando controcorrente rispetto allo stile dei palazzi, acquistò mobili antichi da tutta Italia che non esitò a ridipingere – mobili da chiesa, armadi, librerie – e iniziò a creare apparecchi di illuminazione. In termini di programmazione, avviò un’ambiziosa politica espositiva, con retrospettive dedicate ad Auguste Rodin, Gustave Courbet, Alberto Giacometti e Georges Braque. Nel 1971, il Prix de Rome fu abolito a favore di un concorso aperto a tutte le discipline, tra cui la storia dell’arte e il restauro di opere d’arte.
La più antica residenza per artisti, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è oggi un’istituzione pubblica nazionale sotto la supervisione del Ministero francese della Cultura. L’intera tenuta – giardini ed edifici – è classificata come monumento storico in Francia e protetta dalla legge sui beni culturali in Italia.
L’istituzione gode di una posizione unica nella rete di accademie e istituti d’arte e archeologia stranieri presenti a Roma (quasi trenta) e, più in generale, nel panorama artistico romano. Afferma la natura interdisciplinare delle sue missioni, il suo impegno per la multidisciplinarietà e la sua ricerca di un dialogo costante tra patrimonio e creazione contemporanea.
Villa Medici è oggetto di un vasto programma di riallestimento iniziato nel 2022, Restituire l’incanto a Villa Medici, che riunisce design contemporaneo, artigianato d’arte e patrimonio restaurato.
Per approfondimenti: Bibliografia generale su Villa Medici e l’Accademia di Francia a Roma (Fr)