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Johan Creten
Storia dell'arte
2020
Prezzo : 41€
Questa pubblicazione è in vendita presso il negozio di souvenir di Villa Medici.
La mostra I Peccati raccoglie, per la prima volta e con tale ampiezza in Italia, una collezione di cinquantacinque opere dell’artista, in bronzo, ceramica e resina. Queste saranno riunite e accostate ad alcune opere storiche di Lucas Van Leyden (1494-1533), Hans Baldung (1484-1545), Jacques Callot (1592-1635), Barthel Beham (1502-1540) e Paul van Vianen (1570–1614), punti di riferimento fondamentali del pensiero di Johan Creten.
Johan Creten parla di “Arte lenta” e della necessità di un ritorno all’introspezione. Un movimento, che va dalle figure miniature a quelle monumentali, che permette di prendersi il tempo e immergersi nell’esplorazione del mondo con i suoi tormenti individuali e sociali, per un viaggio ricco di sorprese ed emozioni. Le sculture di Johan Creten, realizzate appositamente per la mostra tra il 2019 e il 2020, si aggiungono alle opere che punteggiano il suo percorso dagli anni ’80 ad oggi. Queste sono qui associate a stampe, arazzi e bassorilievi dei secoli XVI e XVII dalla collezione personale dell’artista. Queste opere storiche invocate dall’artista sono un vero punto di riferimento nel suo processo creativo. Esse rivelano le sue preoccupazioni, siano esse artistiche, storiche, politiche o filosofiche. L’intersezione di queste opere in mostra sconvolge la nostra percezione attraverso molteplici punti di vista che, provenienti dal passato, interrogano il futuro della nostra umanità.
“Con Johan Creten, i peccati non sono sette. Sette, questo numero implacabile, lo stesso dei sacramenti della Bibbia e delle colline di Roma. Qui, i peccati sono infiniti e illimitati, inesauribili. Non sono numerabili, ma solo designabili. I peccati non sono tutti capitali, possono essere imperiali, imperiosi, periferici, insidiosi, insignificanti, invisibili. Sono sempre al di sotto del calcolo e del linguaggio. I sette peccati capitali sono poca cosa rispetto alla stupidità, alla barbarie, alla noia, alla mutilazione, al rimpianto, alla malinconia e al terrore, insomma, rispetto alla vita. Così, le sculture di Johan Creten non hanno nulla a che fare con la morale o la sanzione, la ghigliottina o la censura. Parlano dei peccati, della vita che fonde desiderio e dolore, speranza e miseria, lusso e rabbia, amore e morte, Eros e Thanatos. Parlano della vita anfibia, tra lo Stige e il Paradiso. Parlano della vita istintiva, quando i cuori battono, quando i serpenti si avvolgono, quando le ali si spiegano, quando le vulve si aprono, quando il sipario si solleva e la verità nuda ne emerge, finalmente, quella Medusa ipnotica. Non sarà forse il peccato, dopo tutto, la forma stanca della purezza? Non punta forse alla nostra condizione di uomini estremamente fallibili? Non è forse, per citare Victor Hugo, una bella “gravità”?”
– Colin Lemoine, storico dell’arte
29 x 32 cm
156 pagine
Francese, Italian, Inglese