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Villa Medici
L’imponente facciata del viale della Trinità dei Monti, attraverso la quale si accede a Villa Medici, non lascia presagire la raffinatezza dell’altra facciata, che dall’interno si apre sui giardini attraverso una loggia a serliana. I bassorilievi antichi che adornano la facciata interna e i preziosi marmi del portico evocano la magnificenza che Ferdinando de’ Medici desiderava per la sua villa romana. Oggi, tra le missioni principali dell’Accademia di Francia a Roma, c’è quella di conservare, studiare e valorizzare il patrimonio architettonico e paesaggistico di Villa Medici.
Villa Medici fu la residenza estiva del Cardinale Ferdinando de’ Medici nel XVI secolo ed è un esempio di villa rinascimentale completamente conservata. Circondata da un giardino di 7 ettari delimitato da un lato dalle Mura Aureliane e dall’altro da un belvedere che domina la città, con le sue due torrette simmetriche Villa Medici presenta un profilo caratteristico nel paesaggio romano.
Molto diversa da quella sul lato cittadino, la facciata sul giardino fu progettata dall’architetto Bartolomeo Ammannati per Ferdinando de’ Medici. Disegnata intorno al motivo centrale della serliana, la facciata è particolarmente scenografica grazie alla luce che entra dalla loggia aperta sui giardini. I due leoni scolpiti, i cui originali sono conservati nella Loggia dei Lanzi a Firenze, evocano il segno zodiacale del cardinale de’ Medici, nonché l’animale emblematico di Firenze. I bassorilievi antichi che ornano la facciata, distribuiti simmetricamente su quattro piani, raffigurano scene mitologiche e sacrifici, nonché racconti delle guerre di Traiano contro i Daci e della lotta di Ercole contro il leone di Nemea. L’insieme è completato da maschere teatrali scolpite.
I soffitti a cassettoni e i fregi dell’appartamento del cardinale sopra la loggia, realizzati dal pittore fiorentino Jacopo Zucchi e dal suo atelier intorno al 1584-1585, sono tra le opere decorative più importanti di Villa Medici. Concepita dal poeta e umanista Pietro Angeli da Barga, la decorazione pittorica cosmologica e mitologica dell’appartamento evoca il destino glorioso di Ferdinando de’ Medici.
Nella Camera degli Amori, i dipinti sul soffitto furono bruciati all’inizio del XVIII secolo per ordine di Cosimo III de’ Medici, che li considerava troppo licenziosi. Dal 2015, sono stati sostituiti da sette grandi pannelli commissionati da Villa Medici al pittore Claudio Parmiggiani (1943-), che rivelano le sagome evanescenti di centinaia di farfalle.
All’estremità dei giardini, sopra le Mura Aureliane, due sale adiacenti affrescate nel 1576-1577 costituiscono il luogo comunemente designato come lo Studiolo. La prima sala contiene un favoloso affresco che le è valso il soprannome di “Camera degli Uccelli”: decine di specie di uccelli e animali popolano un pergolato circondato da un’abbondante flora. Questo scenario raccolto, celato sotto un’imbiancatura applicata probabilmente all’inizio del XIX secolo, è stato scoperto in modo spettacolare nel 1985 dalla restauratrice borsista Géraldine Albers (leggi di più qui). La Camera degli Uccelli ha subìto un restauro completo nel 2010-2011, guidato da Luigi De Cesaris.
Stanza di dimensioni ridotte adiacente alla Camera degli Uccelli, la Camera dell’Aurora presenta decorazioni grottesche sulle pareti e sul soffitto, in riferimento ai dipinti trovati nella Domus Aurea dell’Imperatore Nerone. Una tale varietà di decorazioni non si sarebbe più vista fino a molto tempo dopo, quando l’artista Horace Vernet, direttore dell’Accademia dal 1829 al 1834, decorò una delle torrette di Villa Medici con un arredamento neomoresco nella cosiddetta Camera “turca”, rivestita di terracotta colorata e pannelli di legno, oltre a un soffitto dipinto, esprimendo il sogno orientalista del suo tempo. Un secolo dopo, questa opera decorativa avrebbe ispirato a Balthus, tra gli altri, uno dei suoi famosi dipinti: La Chambre turque, 1965-1966, Centre Pompidou, MNAM-CCI, Parigi.
Il pittore Balthazar Klossowski de Rola, detto Balthus, contribuì a plasmare l’aspetto di Villa Medici durante la sua direzione dal 1961 al 1977. Appena insediato, si dedicò al restauro dell’edificio e del giardino per restituire alla Villa il suo carattere e il suo splendore. In particolare, creò una decorazione murale dalle tonalità delicate e luminose che dialogavano con gli affreschi cinquecenteschi sulle pareti superiori di alcune sale. Balthus cercò la giusta sfumatura rielaborando vecchi strati di dipinti sovrapposti in una varietà di colori. Il tocco finale consistette nello strofinare le pareti con fondi di bottiglia per alterare e velare il risultato, producendo un effetto vibrante e l’evocazione di una patina lucida.
Balthus si dedicò anche al riarredo di Villa Medici, viaggiando per l’Italia alla ricerca di oggetti unici e riportando a Roma mobili italiani del XVIII secolo per arredare stanze e salotti. Progettò personalmente alcuni arredi e complementi, tra cui la celebre lampada che oggi porta il suo nome e che illumina di luce soffusa tutte le stanze di Villa Medici. Su sua iniziativa, il restauro dei giardini ripristinò l’assetto originario voluto da Ferdinando de’ Medici, valorizzando con maestria le copie delle sculture antiche appartenenti alla collezione del cardinale.
Il giardino storico di Villa Medici si estende per quasi 7 ettari e vanta un ricco patrimonio botanico, tra cui gli ultimi esemplari superstiti dei maestosi pini a ombrello piantati da Jean-Auguste-Dominique Ingres all’inizio del XIX secolo.
Nel 1564, il cardinale Giovanni Ricci acquistò la tenuta, che all’epoca era un modesto appezzamento coltivato a vite, e avviò un’importante opera di sviluppo. Tra le sue realizzazioni spicca la rete di irrigazione che alimentava le numerose fontane, progettata dall’ingegnere matematico milanese Camillo Agrippa. Nel 1576, il cardinale Ferdinando de’ Medici acquisì la proprietà dagli eredi Ricci, proseguendo l’opera del suo predecessore e ampliando la tenuta.
Ispirato ai giardini toscani, il giardino di Villa Medici è suddiviso in tre aree principali: il piazzale con i quadrati adiacenti, il bosco e la braccheria. Di fronte alla loggia, il piazzale si sviluppa lungo l’asse centrale della Villa, mentre i quadrati sono costituiti da sedici aree verdi delimitate da siepi, che donano al giardino un aspetto labirintico. Il bosco, piantato a lecci, è la parte più misteriosa del giardino, dove Ferdinando de’ Medici amava dedicarsi alla caccia agli uccelli. La braccheria, un’area storicamente riservata alla produzione orticola, oggi ospita la serra e parte degli alloggi per i borsisti di Villa Medici.
Il giardino, frutto di una progettazione raffinata, è ricco di dettagli sorprendenti e affascinanti: le numerose copie di opere antiche della collezione di Ferdinando de’ Medici, la monumentale loggia di Cleopatra, l’Obelisco della Fontana dei Delfini e i Niobidi, un gruppo di tredici sculture che raffigurano il mito di Niobe, i cui originali sono custoditi agli Uffizi di Firenze. Il Viale Lungo, l’asse principale del giardino, attraversa l’intera proprietà e culmina, all’estremità settentrionale, con una veduta sulla maestosa statua della Dea Roma, protettrice della città.
Silenziose presenze nel giardino, le Erme, collocate agli angoli dei viali, sono busti e teste posti su blocchi verticali di marmo. Nell’antica Grecia e a Roma, queste opere segnavano i confini di proprietà, incroci e strade. La collezione di Ferdinando de’ Medici ne contava 72; la maggior parte delle teste antiche è stata sostituita negli anni novanta con calchi in gesso.
Solo il piazzale e i quadrati sono accessibili durante le visite guidate.