Le collezioni

L'Accademia di Francia a Roma custodisce una collezione di quasi 5000 opere, esposte in parte all'interno di Villa Medici e nei suoi giardini e regolarmente oggetto di studi e interventi di restauro.

Panoramica della collezione

La collezione dell’Accademia di Francia a Roma vanta numerosi pezzi di mobili storici, oggetti d’arte e design contemporaneo, e una significativa raccolta di calchi in gesso, con esemplari che risalgono all’epoca di Luigi XIV. Tra le opere ci sono anche arazzi del XVII e XVIII secolo, bassorilievi antichi e medaglie. La sezione pittorica conta circa 500 opere, tra cui 463 ritratti di borsisti realizzati tra il 1798 e il 1936. L’Accademia custodisce anche una variegata collezione di strumenti musicali storici, un’importante raccolta di arte grafica composta da incisioni, disegni e acquarelli, e una fototeca con circa 16.000 fotografie, tra cui stampe, ektachrome e negativi. L’Accademia è inoltre depositaria di opere provenienti da collezioni francesi, in particolare dal Mobilier national.

Una casa di famiglia

Il cardinale Ferdinando I de’ Medici si trasferì nel 1576 nella villa romana che oggi porta il suo nome: vi intraprese importanti lavori e dispiegò la sua sontuosa collezione d’opere d’arte nell’edificio e nei giardini. Nel 1587, divenuto granduca di Toscana e trasferitosi a Firenze, portò con sé gran parte della sua collezione, oggi conservata nella Galleria degli Uffizi, sotto la Loggia dei Lanzi, nei giardini di Boboli e al museo del Bargello.

Fondata nel 1666 per volontà di Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma possiede a sua volta una collezione costituita nei secoli, in particolare di opere dei borsisti. Dopo il saccheggio nel 1793 del palazzo Mancini, dove era situata, l’Accademia di Francia a Roma si stabilì nel 1803 a Villa Medici. Accanto alle opere salvate dal saccheggio e alle rare opere antiche lasciate da Ferdinando de’ Medici, la collezione di sculture si arricchì grazie alle copie in gesso realizzate dai borsisti dell’Accademia.

La tradizione dei ritratti

I ritratti dei borsisti, realizzati durante il loro soggiorno a Villa Medici secondo una tradizione diffusa nelle accademie romane, costituiscono, insieme ad altri quaranta dipinti, la collezione pittorica dell’Accademia di Francia a Roma. I ritratti annoverano figure celebri come Ingres, Berlioz e Debussy, con un totale di 463 ritratti realizzati tra il 1810 e il 1935. Eseguite da pittori borsisti, queste opere sono diventate una tradizione che risale probabilmente al XVIII secolo ed è continuata fino al 1935.

Oggi la collezione di dipinti di Villa Medici si è ulteriormente arricchita con recenti acquisizioni, tra cui il Ritratto del cardinale Ferdinando de’ Medici (1575) di Jacopo Zucchi, la Chambre de l’artiste à la Villa Médicis, dite la chambre turque (1850) di Alfred de Curzon, Le Retour sur terre de Coré et l’avènement du printemps (1925-1930) di Odette Pauvert, il Galilée (1815) di François-Marius Granet, o Trinité-des-Monts vue du Pincio (1928) di Maurice Denis.

A queste opere si aggiunge una ricca collezione di arte grafica, che comprende il lascito dell’architetto borsista Alfred Normand, una serie completa degli album di Piranesi e un eccezionale insieme di arazzi. Tra questi se ne trovano due del ciclo delle Stagioni realizzati su disegni di Francesco Salviati, nonché arazzi provenienti dai cicli delle cosiddette Indie e della Storia di Ester, salvati dal saccheggio di palazzo Mancini. Nella collezione trova posto infine un’importante raccolta di mobili antichi (oltre 900 pezzi, in gran parte acquisiti da Balthus) e contemporanei.

Ritratto del cardinale Ferdinando de' Medici

Questo ritratto fu realizzato nel 1575 dal pittore fiorentino Jacopo Zucchi, per molti anni al servizio della famiglia Medici, per la quale realizzò, tra l'altro, le decorazioni pittoriche dell'appartamento del cardinale al piano nobile di Villa Medici e del padiglione di Ferdinando nei giardini.

Cette œuvre est visible dans le parcours des visites guidées de la Villa Médicis.

Gli arazzi delle Indie

Dono di Luigi XV, la Tenture des Indes (Arazzi delle Indie) è una serie di arazzi tessuta dalla Manufacture Royale des Gobelins tra il 1723 e il 1726 sulla base di dipinti di Albert Eckhout e Frans Post, che raffigura scene di caccia in Brasile e riflette il gusto estetico in voga presso le corti europee dal XVII al XIX secolo.

Ritratti di borsisti

Fino al 1935, i borsisti di Villa Medici hanno realizzato oltre 400 ritratti, proseguendo una tradizione che, con ogni probabilità, aveva già avuto origine a Palazzo Mancini. Tuttavia, i primi esempi di questa pratica non sono stati ritrovati, probabilmente a causa dei saccheggi.

Ritratto di Lili Boulanger

Nel 1914, Pierre Bodard, pittore borsista all'Accademia di Francia a Roma, dipinse il ritratto di Lili Boulanger, la prima donna compositrice borsista dell'Accademia.

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La camera turca

La cosiddetta camera "turca", situata in cima a una delle torrette di Villa Medici, fu progettata dal pittore e direttore dell'istituzione Horace Vernet. La camera ha ispirato molti artisti, tra cui Alfred de Curzon, che dipinge "Chambre de l'artiste à la Villa Médicis" nel 1850.

Le Retour sur terre de Coré et l'avènement du printemps di Odette Pauvert

Nata in una famiglia di artisti, Odette Pauvert fu la prima donna pittrice a vincere il Grand Prix de Rome per la pittura nel 1925. Fu borsista a Villa Medici dal 1926 al 1929. Il suo dipinto "Le Retour sur terre de Coré et l'avènement du printemps" è stato acquistato dall'Accademia di Francia a Roma nel 2023

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Originali eccezionali

A Villa Medici, i visitatori possono ancora oggi ammirare alcuni straordinari capolavori antichi della collezione di Ferdinando de’ Medici. Tra questi spicca la monumentale scultura in marmo della Dea Roma, alta oltre 5 metri, che accoglie gli ospiti nei giardini. L’elmo della dea, ornato con due lupe, richiama il mito fondativo della città eterna. L’imponente opera, ritrovata durante gli scavi del Quirinale, fu donata a Ferdinando de’ Medici da papa Gregorio XIII. Forse proprio il ruolo della dea come protettrice di Roma consentì di evitarne il trasferimento a Firenze, a differenza di altri pezzi antichi della collezione del cardinale.

Altrove nei giardini, antichi resti – colonne, capitelli, stele – sono stati disposti secondo una suggestiva poetica delle rovine che evoca l’immaginario dei pittori borsisti dell’Accademia nel XVIII secolo. Su una delle stele funerarie figurano in memoria i nomi dei borsisti caduti al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, incisi dai loro stessi compagni.

Una facciata ornata di bassorilievi antichi

Nei giardini, la facciata della villa offre un’ulteriore prospettiva sulla collezione di Ferdinando de’ Medici. Nel 1584, quest’ultimo acquisì la prestigiosa collezione di antichità del cardinale Andrea della Valle, comprendente numerosi bassorilievi. Quello stesso anno, Ferdinando incaricò l’architetto Bartolomeo Ammannati di disporre i rilievi sulla facciata rivolta ai giardini. Disposti simmetricamente attorno alle tre serliane della loggia, i bassorilievi, risalenti al II e III secolo, riflettono il gusto rinascimentale per l’antichità e rendono omaggio alla scultura romana dell’epoca imperiale.

Sul corpo centrale spiccano scene del tempio della dea madre Cibele, racconti delle guerre di Traiano contro i Daci ed Ercole che combatte il leone di Nemea. Sui lati si distinguono i festoni monumentali provenienti dall’Ara Pacis, l’altare costruito da Augusto nel 9 a.C. in onore di Pax, la dea della Pace. Tra girali di acanto, frutti e fiori, emergono i bucrani, simboli dei sacrifici animali offerti alla dea. Ferdinando de’ Medici aveva acquisito questi rilievi dal cardinale Ricci, contestualmente all’acquisto della villa.

In origine la facciata era dipinta di bianco, ma a partire dagli anni settanta dell’Ottocento assunse una tonalità più scura, causata sia dall’invecchiamento della patina sia dall’applicazione di intonaci color ocra. I lavori di restauro effettuati tra il 1994 e il 1996 hanno restituito alla facciata il suo splendido camaïeu di bianchi, ottenuto dall’armonioso utilizzo di marmo antico, travertino e stucco. Questo intervento ha avuto un’importanza cruciale, poiché Villa Medici, con la sua posizione dominante sulla collina del Pincio, rappresenta un punto di riferimento emblematico nel panorama urbano di Roma.

 

 

La facciata di Villa Medici

La facciata è ornata da antichi bassorilievi che raffigurano scene sacrificali, divinità, racconti mitologici e maschere teatrali

La façade et ses bas-reliefs sont visibles dans le parcours des visites guidées de la Villa Médicis.

Ercole che lotta contro il leone di Nemea, frammento di bassorilievo, III secolo

Pannello decorativo con festoni e bucrani proveniente dall'Ara Pacis, fine del I secolo a.C.

Particolare di una delle torrette e della facciata

Tempio di Marte Ultore, frammento di bassorilievo, I secolo. Statue femminili di epoche diverse, in particolare del II secolo

Storia di Ippolito, frammento di sarcofago, II secolo

Arazzi d’eccezione

Villa Medici ospita un’importante collezione di arazzi. Quelli storici annoverano due esemplari del ciclo delle Quattro Stagioni: L’Autunno e La Primavera (1574-1651), la Tenture des Indes (1723-1726) e il ciclo di Ester (1774). Le opere offrono uno sguardo sulle trasformazioni dell’immaginario europeo nei secoli e rivelano questioni significative di patrimonio, cultura e storia.

L’Autunno e La Primavera

Gli arazzi allegorici dell’Autunno e della Primavera, realizzati su disegni del pittore manierista Francesco Salviati (1510-1563), testimoniano l’eccezionale maestria dei tessitori di Bruxelles del XVII secolo. Donati a Villa Medici dallo storico dell’arte e collezionista Federico Zeri, nel 2021-2022 sono stati oggetto di un’importante campagna di restauro e conservazione grazie al sostegno degli Ateliers Bobin Tradition.

La Tenture des Indes

Donata all’Accademia di Francia a Roma dal re Luigi XV, la Tenture des Indes ornava il piano nobile del Palazzo Mancini su via del Corso, sede dell’Accademia sino alla fine del XVIII secolo. Tessuta dalla Manifattura Reale dei Gobelins, la Tenture des Indes è composta da otto pezzi. Sebbene concepito come un ambizioso “ritratto” del Brasile a partire dai disegni e dalle pitture di Albert Eckhout (1610-1665) e Frans Post (1612-1680), l’insieme evoca un altrove “esotico”, indicato con il termine generico di “Indie”, che mescola alla flora e alla fauna sudamericana piante e animali africani, o persino specie immaginarie. Questi artefatti celebrano un’abbondanza fantasiosa, intrecciata a motivi che evocano lo sfruttamento e le politiche di colonizzazione del Nuovo Mondo, in cui sono rappresentati sia le popolazioni amerindie sia gli schiavi africani presenti nelle colonie. Lo studio e la valorizzazione delle collezioni rappresentano una delle missioni principali dell’Accademia. Questa si concretizza attraverso l’organizzazione di convegni, l’accoglienza di ricercatori a Villa Medici e la produzione di pubblicazioni mirate a una continua analisi del proprio patrimonio. Per saperne di più sulla Tenture des Indes, leggete l’articolo di Cécile Fromont e l’intervista a Gerlinde Klatte nel Studiolo n. 18.

Il ciclo di Ester

Tra i sette arazzi che compongono l’intera serie dedicata a Ester, eroina dell’Antico Testamento, solo due esemplari sono conservati a Villa Medici e decorano la Camera degli Amori: La toilette di Ester e Lo svenimento di Ester. Le opere, che costituiscono una delle più belle produzioni della Manifattura dei Gobelins, sono state tessute su cartoni realizzati dall’artista Jean-François de Troy (1679-1752) mentre era direttore dell’Accademia. La realizzazione di ciascuno di questi arazzi ha richiesto tra i due e i tre anni di lavoro.

In dialogo con gli arazzi storici, una selezione di arazzi moderni e contemporanei concessi in deposito dal Mobilier national adorna le pareti di Villa Medici. Queste opere portano le firme di artisti del calibro di Louise Bourgeois, Patrick Corillon, Eduardo Chillida, Sonia Delaunay, Sheila Hicks, Aurélie Nemours, Alicia Penalba e Raoul Ubac.

Il mobilio

Luogo di vita, di lavoro e di incontri, la Villa Medici ospita anche una collezione di mobili antichi dei secoli XVII e XVIII, creazioni di Balthus (lampade) e Richard Peduzzi (tavoli, sedie, lampade) nonché di designer contemporanei come Chiara Andreatti, Ronan ed Erwan Bouroullec, Noé Duchaufour-Lawrance, India Mahdavi, Toan Nguyen, David Lopez Quincoces. Dal letto a baldacchino firmato India Mahdavi al tavolo Via Appia progettato da Noé Duchaufour-Lawrance in omaggio all’iconica via antica, a Villa Medici il design contemporaneo risplende (per saperne di più).

Gli strumenti musicali

La musica è al centro delle collezioni di Villa Medici, testimone dell’importanza di questa disciplina all’Accademia di Francia a Roma sin dalla creazione del Grand Prix de musique nel 1803. All’Accademia soggiornarono compositori rinomati: Boulanger, Berlioz, Gounod, Bizet, Massenet, Debussy, Ravel.

Nel 2023, Villa Medici ha avviato un importante progetto di restauro di cinque strumenti storici delle sue collezioni: un pianoforte Pleyel dell’inizio del XX secolo (restauro nel 2024-2025), un clavicembalo della fine del XVII secolo e un’organo positivo del XVIII secolo (restauro nel 2025), un fortepiano Érard del XIX secolo e un pianoforte Gaveau della fine degli anni ’20 (restauro nel 2026).

Questa campagna risponde a un duplice obiettivo: valorizzare il patrimonio di Villa Medici e sviluppare un programma musicale che includa gli strumenti restaurati.
Il comitato scientifico incaricato di accompagnare questi restauri è composto da: Sonia Martone, direttrice del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali; Anne Piéjus, direttrice di ricerca al CNRS; Christine Laloue, conservatrice al Musée de la Musique, responsabile dei clavicembali, delle belle arti e degli archivi rientrati nelle collezioni provenienti dalle manifatture/liuterie; Christian Lutz, tecnico consulente autorizzato dai monumenti storici in Francia, specialista di organi; Thierry Maniguet, conservatore del Musée de la Musique, responsabile dei pianoforti e del team di conservazione e ricerca del museo; nonché il direttore del dipartimento di storia dell’arte dell’Accademia di Francia a Roma.

La Dea Roma

La dea in marmo alta 5 metri, protettrice di Roma, fu acquistata da Ferdinando de' Medici subito dopo la sua scoperta durante gli scavi del Quirinale, per essere collocata nei giardini

Quest'opera può essere vista durante le visite guidate a Villa Medici.

Il quadrato delle vestigia

Il quadrato delle vestigia è stato allestito nei giardini con gli antichi resti rinvenuti durante gli scavi a Villa Medici

"L'Autunno"

Basati sui disegni del pittore manierista Francesco Salviati (1510-1563), gli arazzi allegorici "L’Autunno" e "La Primavera" testimoniano l'eccezionale abilità dei tessitori di Bruxelles del XVII secolo. Nel 2021-2022 sono stati oggetto di un'importante campagna di restauro conservativo condotta dagli Ateliers Bobin Tradition

Autunno, dopo Francesco Salviati (1510-1563), primo quarto del XVII secolo, arazzo a basso lice, manifattura di Jan Raes I, trama in lana e seta, collezione dell'Accademia di Francia a Roma - Villa Medici, lascito di Federico Zeri

"Le Cheval rayé"

Basato su un disegno del pittore olandese Albert Eckhout (1610-1666), l'arazzo "Il cavallo striato" appartiene al ciclo della "Tenture des Indes". La scena rappresenta un combattimento drammatico: al centro della composizione, una zebra curva su sé stessa viene attaccata da un giaguaro, mentre un rinoceronte osserva la scena. Una moltitudine di altri animali contribuisce a intensificare l'impressione di tumulto, resa ancora più vivida dal movimento di una cascata che trascina con sé diversi pesci

Le Cheval rayé de la Tenture des Indes, dopo Albert Eckhout (1610-1665), 6a serie, 1723-1726, arazzi di alta manifattura, Manufacture des Gobelins, 390 × 401 cm, Collezione dell' Accademia di Francia a Roma - Villa Medici

"L'Évanouissement d'Esther"

"L'Évanouissement d'Esther" (Lo svenimento di Ester) e "La Toilette d'Esther" (La toilette di Ester) sono due arazzi di grandi dimensioni della serie "Storie di Esther", un insieme di sette arazzi in lana e seta i cui disegni furono eseguiti tra il 1736 e il 1741 da Jean-François de Troy, direttore dell'Accademia di Francia a Roma (1738-1751)

L'Évanouissement d'Esther (284 cm x 428 cm), dopo Jean-François de Troy (1679-1752), 1774, arazzi, lana e seta, Manufacture des Gobelins, collezione dell'Accademia di Francia a Roma - Villa Medici. Quest'opera può essere vista durante le visite guidate a Villa Medici.

"Pannello 1954", di Sonia Delaunay

La composizione organizzata attorno a cerchi multipli è un motivo ricorrente, distintivo dell'arte astratta di Sonia Delaunay. La trasposizione del suo lavoro pittorico su arazzo segue il percorso tracciato da una serie di creazioni tessili, oggetti di design e capi d'abbigliamento, in cui l'artista supera le convenzioni della gerarchia dei generi

Sonia Delaunay (1885-1979), Panneau 1954, 2000, arazzo di pidocchi, lana, tessuto, 293 x 273 cm, Manufacture des Gobelins, collezione Mobilier national

"Machadito" e "Dans la forêt", di Alicia Penalba

Alicia Penalba, scultrice astratta di origine argentina attiva nella scena francese degli anni cinquanta, ha creato due arazzi che evocano l’effetto di volo e sospensione della sua serie di sculture "Les Ailés". Piani verticali e obliqui si sovrappongono lungo un asse verticale, richiamando l'immagine di una colonna vertebrale o di un mobile

Machadito e Dans la forêt, Alicia Penalba (1913-1982), 1980, tappeto di velluto, tessuto, lana, 204 x 296 m, Manufacture de la Savonnerie, collezione Mobilier national

"Pannello n. 5", di Raoul Ubac

Raoul Ubac trasse ispirazione dalle sue stampe su ardesia per realizzare la serie di litografie utilizzate negli otto arazzi intitolati "Panneaux", conservati presso il Mobilier national, uno dei quali è in deposito a Villa Medici. Alternando tecniche di tessitura e sfruttando il colore dei fili, i tessitori hanno saputo riprodurre gli effetti materici delle incisioni di Ubac, giocando su contrasti di lucido e opaco, ruvido e morbido, vuoto e rilievo

Raoul Ubac (1910-1985), Pannello n. 5, 1970, arazzo, tessuto, lana, 200 x 150 m, Manufacture de Beauvais, collezione Mobilier national

"Homenaje a Paris", di Eduardo Chillida

Eduardo Chillida, artista originario dei Paesi Baschi spagnoli, iniziò la sua carriera di scultore a Parigi negli anni cinquanta. L'arazzo "Homenaje a Paris" è un omaggio alla città che ha avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione. Chillida collaborò strettamente con la Manufacture de Beauvais per tradurre un disegno preparatorio a guazzo in un arazzo, dove l'irregolarità delle macchie è chiaramente visibile

Eduardo Chillida (1924-2002), Homenaje a Paris, 2001, arazzo di pidocchi, tessuto, lana, 240 x 405 cm, Manufacture de Beauvais, collezione Mobilier national

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Il pianoforte di Debussy

È su questo pianoforte che Claude Debussy, borsista a Villa Medici, compose "Rondes de printemps", "La Damoiselle élue" e "Petite suite pour piano" nel 1886 e nel 1887. Pianoforte romantico per eccellenza, il pianoforte a mezza coda Pleyel, noto come "Debussy", fu realizzato da uno dei più prestigiosi marchi del XIX secolo, fondato da Ignace Pleyel nel 1807. Questo storico strumento, con il suo suono inimitabile – "potente e uniforme, chiaro e argenteo, con un tocco molto leggero e una notevole estensione delle vibrazioni" (Michaël Levinas) – incarna le qualità che Debussy cercava nelle sue composizioni. Il pianoforte è stato restaurato nel 2024.

L’arte della copia nel XVII e XVIII secolo

La collezione di Villa Medici riflette il lavoro dei borsisti in residenza, fondato sull’idea centrale della copia attraverso la tecnica della fusione.

Nel corso delle generazioni, questa pratica ha dato vita a una collezione di “antichità moderne”, che testimonia i grandi capolavori dell’Antichità e del Rinascimento presenti a Roma tra il XVII e il XVIII secolo.

Nel 2009, sotto la direzione di Frédéric Mitterrand, è stata inaugurata la gipsoteca, situata in uno degli antichi studi lungo le mura Aureliane. Questo spazio accoglie parte della preziosa collezione di calchi in gesso dell’Accademia, tra cui spiccano calchi di opere classiche ed ellenistiche di rilievo. Tra queste, il celebre Torso del Belvedere, che ha ispirato artisti per secoli, l’imponente Testa del Dioscuro di Montecavallo e i più antichi calchi esistenti dei frammenti della Colonna Traiana, realizzati all’epoca di Luigi XIV.

L’apertura della gipsoteca al pubblico ha rappresentato un riconoscimento ufficiale di questi oggetti come patrimonio artistico, inaugurando nuove ricerche in collaborazione con il Museo del Louvre. Questi studi hanno permesso di analizzare i materiali e le tecniche raffinate sviluppate dagli artisti dell’Accademia e di approfondire la storia di questi calchi.

Balthus e la copia nel XX secolo

Particolarmente sensibile al valore della copia, Balthus, direttore di Villa Medici dal 1961 al 1977, intraprese un progetto ambizioso per restituire ai giardini della villa il loro carattere rinascimentale. Decise quindi di collocarvi copie degli antichi originali di Ferdinando de’ Medici, tra cui l’obelisco della Fontana dei Delfini, i Prigionieri Daci e il gruppo dei Niobidi. Nel 1972, il borsista e scultore Michel Bourbon ricevette l’incarico di realizzare questi calchi, utilizzando una tecnica innovativa: una miscela di marmo e resina epossidica.

Il gruppo dei Niobidi, replica degli originali del I e II secolo conservati agli Uffizi di Firenze, narra il mito della regina Niobe. Questa, madre di numerosi figli, sfidò Latona vantandosi della propria discendenza. In risposta, Artemide e Apollo, figli di Latona, sterminarono i figli di Niobe con le loro frecce. Non solo Balthus decise di replicare questo gruppo scultoreo, ma progettò anche un’ambientazione scenografica nei giardini. Con rocce artificiali, vegetazione rigogliosa e zampilli d’acqua, creò un’atmosfera suggestiva per ospitare la copia.

Per la replica dell’obelisco di oltre 6 metri d’altezza che ornava la Fontana dei Delfini, Michel Bourbon realizzò un calco  dall’originale eretto nei giardini di Boboli a Firenze. L’obelisco, in granito rosa di Assuan, era giunto a Roma nel I secolo ed era stato successivamente acquistato da Ferdinando de’ Medici.

I calchi di tre Prigionieri Daci, drappeggiati in porfido rosso, furono anch’essi realizzati da Michel Bourbon nel 1975. Nel 2020, questi calchi sono stati sottoposti a un innovativo biorestauro, eseguito con oli essenziali, in collaborazione con due maestri restauratori del laboratorio di restauro del marmo dei Musei Vaticani.

La gipsoteca

Dal greco antico gýpsos (gesso), la gipsoteca è il luogo destinato alla conservazione di calchi storici in gesso, realizzati modellando opere d'arte originali. La gipsoteca di Villa Medici custodisce una collezione di 600 gessi, che per generazioni hanno rappresentato modelli di studio, fonti d’ispirazione e oggetti di riflessione per i borsisti

Le opere conservate nella gipsoteca possono essere viste durante le visite guidate a Villa Medici.

Gesso del Torso del Belvedere

Il Torso del Belvedere ha avuto un'influenza significativa sull'arte moderna, in particolare durante il Rinascimento, ispirando molti artisti. L'opera originale in marmo è conservata nelle collezioni dei Musei Vaticani

Quest'opera può essere vista durante le visite guidate a Villa Medici

L'obelisco della fontana

Alta più di 6 metri, la copia dell'obelisco in granito rosa impreziosisce la Fontana dei Delfini. Ai tempi di Ferdinando de' Medici, era l’unico obelisco egiziano collocato in un giardino privato romano

Quest'opera può essere vista durante le visite guidate a Villa Medici.

Niobidi

Nei giardini di Villa Medici, i Niobidi sono calchi realizzati nel 1976 di uno dei capolavori della collezione di Ferdinando de' Medici, risalente al IV secolo d.C. In un ambiente maestoso, questo gruppo scultoreo evoca il mito di Niobe raccontato nell'Iliade.

Quest'opera può essere vista durante le visite guidate a Villa Medici.

I tre Prigionieri Daci

I calchi rappresentano tre Prigionieri Daci in piedi, con le mani legate, che simboleggiano la conquista della Dacia, la regione dell'attuale Romania e Moldavia, da parte dell'imperatore romano Traiano all'inizio del II secolo. I calchi, realizzati in cemento e resina, imitano i colori contrastanti del porfido e del marmo

Scultura di Dace nei giardini

Varca la soglia di Villa Medici

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