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La collezione dell’Accademia di Francia a Roma vanta numerosi pezzi di mobili storici, oggetti d’arte e design contemporaneo, e una significativa raccolta di calchi in gesso, con esemplari che risalgono all’epoca di Luigi XIV. Tra le opere ci sono anche arazzi del XVII e XVIII secolo, bassorilievi antichi e medaglie. La sezione pittorica conta circa 500 opere, tra cui 463 ritratti di borsisti realizzati tra il 1798 e il 1936. L’Accademia custodisce anche una variegata collezione di strumenti musicali storici, un’importante raccolta di arte grafica composta da incisioni, disegni e acquarelli, e una fototeca con circa 16.000 fotografie, tra cui stampe, ektachrome e negativi. L’Accademia è inoltre depositaria di opere provenienti da collezioni francesi, in particolare dal Mobilier national.
Il cardinale Ferdinando I de’ Medici si trasferì nel 1576 nella villa romana che oggi porta il suo nome: vi intraprese importanti lavori e dispiegò la sua sontuosa collezione d’opere d’arte nell’edificio e nei giardini. Nel 1587, divenuto granduca di Toscana e trasferitosi a Firenze, portò con sé gran parte della sua collezione, oggi conservata nella Galleria degli Uffizi, sotto la Loggia dei Lanzi, nei giardini di Boboli e al museo del Bargello.
Fondata nel 1666 per volontà di Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma possiede a sua volta una collezione costituita nei secoli, in particolare di opere dei borsisti. Dopo il saccheggio nel 1793 del palazzo Mancini, dove era situata, l’Accademia di Francia a Roma si stabilì nel 1803 a Villa Medici. Accanto alle opere salvate dal saccheggio e alle rare opere antiche lasciate da Ferdinando de’ Medici, la collezione di sculture si arricchì grazie alle copie in gesso realizzate dai borsisti dell’Accademia.
I ritratti dei borsisti, realizzati durante il loro soggiorno a Villa Medici secondo una tradizione diffusa nelle accademie romane, costituiscono, insieme ad altri quaranta dipinti, la collezione pittorica dell’Accademia di Francia a Roma. I ritratti annoverano figure celebri come Ingres, Berlioz e Debussy, con un totale di 463 ritratti realizzati tra il 1810 e il 1935. Eseguite da pittori borsisti, queste opere sono diventate una tradizione che risale probabilmente al XVIII secolo ed è continuata fino al 1935.
Oggi la collezione di dipinti di Villa Medici si è ulteriormente arricchita con recenti acquisizioni, tra cui il Ritratto del cardinale Ferdinando de’ Medici (1575) di Jacopo Zucchi, la Chambre de l’artiste à la Villa Médicis, dite la chambre turque (1850) di Alfred de Curzon, Le Retour sur terre de Coré et l’avènement du printemps (1925-1930) di Odette Pauvert, il Galilée (1815) di François-Marius Granet, o Trinité-des-Monts vue du Pincio (1928) di Maurice Denis.
A queste opere si aggiunge una ricca collezione di arte grafica, che comprende il lascito dell’architetto borsista Alfred Normand, una serie completa degli album di Piranesi e un eccezionale insieme di arazzi. Tra questi se ne trovano due del ciclo delle Stagioni realizzati su disegni di Francesco Salviati, nonché arazzi provenienti dai cicli delle cosiddette Indie e della Storia di Ester, salvati dal saccheggio di palazzo Mancini. Nella collezione trova posto infine un’importante raccolta di mobili antichi (oltre 900 pezzi, in gran parte acquisiti da Balthus) e contemporanei.
A Villa Medici, i visitatori possono ancora oggi ammirare alcuni straordinari capolavori antichi della collezione di Ferdinando de’ Medici. Tra questi spicca la monumentale scultura in marmo della Dea Roma, alta oltre 5 metri, che accoglie gli ospiti nei giardini. L’elmo della dea, ornato con due lupe, richiama il mito fondativo della città eterna. L’imponente opera, ritrovata durante gli scavi del Quirinale, fu donata a Ferdinando de’ Medici da papa Gregorio XIII. Forse proprio il ruolo della dea come protettrice di Roma consentì di evitarne il trasferimento a Firenze, a differenza di altri pezzi antichi della collezione del cardinale.
Altrove nei giardini, antichi resti – colonne, capitelli, stele – sono stati disposti secondo una suggestiva poetica delle rovine che evoca l’immaginario dei pittori borsisti dell’Accademia nel XVIII secolo. Su una delle stele funerarie figurano in memoria i nomi dei borsisti caduti al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, incisi dai loro stessi compagni.
Nei giardini, la facciata della villa offre un’ulteriore prospettiva sulla collezione di Ferdinando de’ Medici. Nel 1584, quest’ultimo acquisì la prestigiosa collezione di antichità del cardinale Andrea della Valle, comprendente numerosi bassorilievi. Quello stesso anno, Ferdinando incaricò l’architetto Bartolomeo Ammannati di disporre i rilievi sulla facciata rivolta ai giardini. Disposti simmetricamente attorno alle tre serliane della loggia, i bassorilievi, risalenti al II e III secolo, riflettono il gusto rinascimentale per l’antichità e rendono omaggio alla scultura romana dell’epoca imperiale.
Sul corpo centrale spiccano scene del tempio della dea madre Cibele, racconti delle guerre di Traiano contro i Daci ed Ercole che combatte il leone di Nemea. Sui lati si distinguono i festoni monumentali provenienti dall’Ara Pacis, l’altare costruito da Augusto nel 9 a.C. in onore di Pax, la dea della Pace. Tra girali di acanto, frutti e fiori, emergono i bucrani, simboli dei sacrifici animali offerti alla dea. Ferdinando de’ Medici aveva acquisito questi rilievi dal cardinale Ricci, contestualmente all’acquisto della villa.
In origine la facciata era dipinta di bianco, ma a partire dagli anni settanta dell’Ottocento assunse una tonalità più scura, causata sia dall’invecchiamento della patina sia dall’applicazione di intonaci color ocra. I lavori di restauro effettuati tra il 1994 e il 1996 hanno restituito alla facciata il suo splendido camaïeu di bianchi, ottenuto dall’armonioso utilizzo di marmo antico, travertino e stucco. Questo intervento ha avuto un’importanza cruciale, poiché Villa Medici, con la sua posizione dominante sulla collina del Pincio, rappresenta un punto di riferimento emblematico nel panorama urbano di Roma.
Villa Medici ospita un’importante collezione di arazzi. Quelli storici annoverano due esemplari del ciclo delle Quattro Stagioni: L’Autunno e La Primavera (1574-1651), la Tenture des Indes (1723-1726) e il ciclo di Ester (1774). Le opere offrono uno sguardo sulle trasformazioni dell’immaginario europeo nei secoli e rivelano questioni significative di patrimonio, cultura e storia.
Gli arazzi allegorici dell’Autunno e della Primavera, realizzati su disegni del pittore manierista Francesco Salviati (1510-1563), testimoniano l’eccezionale maestria dei tessitori di Bruxelles del XVII secolo. Donati a Villa Medici dallo storico dell’arte e collezionista Federico Zeri, nel 2021-2022 sono stati oggetto di un’importante campagna di restauro e conservazione grazie al sostegno degli Ateliers Bobin Tradition.
Donata all’Accademia di Francia a Roma dal re Luigi XV, la Tenture des Indes ornava il piano nobile del Palazzo Mancini su via del Corso, sede dell’Accademia sino alla fine del XVIII secolo. Tessuta dalla Manifattura Reale dei Gobelins, la Tenture des Indes è composta da otto pezzi. Sebbene concepito come un ambizioso “ritratto” del Brasile a partire dai disegni e dalle pitture di Albert Eckhout (1610-1665) e Frans Post (1612-1680), l’insieme evoca un altrove “esotico”, indicato con il termine generico di “Indie”, che mescola alla flora e alla fauna sudamericana piante e animali africani, o persino specie immaginarie. Questi artefatti celebrano un’abbondanza fantasiosa, intrecciata a motivi che evocano lo sfruttamento e le politiche di colonizzazione del Nuovo Mondo, in cui sono rappresentati sia le popolazioni amerindie sia gli schiavi africani presenti nelle colonie. Lo studio e la valorizzazione delle collezioni rappresentano una delle missioni principali dell’Accademia. Questa si concretizza attraverso l’organizzazione di convegni, l’accoglienza di ricercatori a Villa Medici e la produzione di pubblicazioni mirate a una continua analisi del proprio patrimonio. Per saperne di più sulla Tenture des Indes, leggete l’articolo di Cécile Fromont e l’intervista a Gerlinde Klatte nel Studiolo n. 18.
Tra i sette arazzi che compongono l’intera serie dedicata a Ester, eroina dell’Antico Testamento, solo due esemplari sono conservati a Villa Medici e decorano la Camera degli Amori: La toilette di Ester e Lo svenimento di Ester. Le opere, che costituiscono una delle più belle produzioni della Manifattura dei Gobelins, sono state tessute su cartoni realizzati dall’artista Jean-François de Troy (1679-1752) mentre era direttore dell’Accademia. La realizzazione di ciascuno di questi arazzi ha richiesto tra i due e i tre anni di lavoro.
In dialogo con gli arazzi storici, una selezione di arazzi moderni e contemporanei concessi in deposito dal Mobilier national adorna le pareti di Villa Medici. Queste opere portano le firme di artisti del calibro di Louise Bourgeois, Patrick Corillon, Eduardo Chillida, Sonia Delaunay, Sheila Hicks, Aurélie Nemours, Alicia Penalba e Raoul Ubac.
Luogo di vita, di lavoro e di incontri, la Villa Medici ospita anche una collezione di mobili antichi dei secoli XVII e XVIII, creazioni di Balthus (lampade) e Richard Peduzzi (tavoli, sedie, lampade) nonché di designer contemporanei come Chiara Andreatti, Ronan ed Erwan Bouroullec, Noé Duchaufour-Lawrance, India Mahdavi, Toan Nguyen, David Lopez Quincoces. Dal letto a baldacchino firmato India Mahdavi al tavolo Via Appia progettato da Noé Duchaufour-Lawrance in omaggio all’iconica via antica, a Villa Medici il design contemporaneo risplende (per saperne di più).
La musica è al centro delle collezioni di Villa Medici, testimone dell’importanza di questa disciplina all’Accademia di Francia a Roma sin dalla creazione del Grand Prix de musique nel 1803. All’Accademia soggiornarono compositori rinomati: Boulanger, Berlioz, Gounod, Bizet, Massenet, Debussy, Ravel.
Nel 2023, Villa Medici ha avviato un importante progetto di restauro di cinque strumenti storici delle sue collezioni: un pianoforte Pleyel dell’inizio del XX secolo (restauro nel 2024-2025), un clavicembalo della fine del XVII secolo e un’organo positivo del XVIII secolo (restauro nel 2025), un fortepiano Érard del XIX secolo e un pianoforte Gaveau della fine degli anni ’20 (restauro nel 2026).
Questa campagna risponde a un duplice obiettivo: valorizzare il patrimonio di Villa Medici e sviluppare un programma musicale che includa gli strumenti restaurati.
Il comitato scientifico incaricato di accompagnare questi restauri è composto da: Sonia Martone, direttrice del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali; Anne Piéjus, direttrice di ricerca al CNRS; Christine Laloue, conservatrice al Musée de la Musique, responsabile dei clavicembali, delle belle arti e degli archivi rientrati nelle collezioni provenienti dalle manifatture/liuterie; Christian Lutz, tecnico consulente autorizzato dai monumenti storici in Francia, specialista di organi; Thierry Maniguet, conservatore del Musée de la Musique, responsabile dei pianoforti e del team di conservazione e ricerca del museo; nonché il direttore del dipartimento di storia dell’arte dell’Accademia di Francia a Roma.
La collezione di Villa Medici riflette il lavoro dei borsisti in residenza, fondato sull’idea centrale della copia attraverso la tecnica della fusione.
Nel corso delle generazioni, questa pratica ha dato vita a una collezione di “antichità moderne”, che testimonia i grandi capolavori dell’Antichità e del Rinascimento presenti a Roma tra il XVII e il XVIII secolo.
Nel 2009, sotto la direzione di Frédéric Mitterrand, è stata inaugurata la gipsoteca, situata in uno degli antichi studi lungo le mura Aureliane. Questo spazio accoglie parte della preziosa collezione di calchi in gesso dell’Accademia, tra cui spiccano calchi di opere classiche ed ellenistiche di rilievo. Tra queste, il celebre Torso del Belvedere, che ha ispirato artisti per secoli, l’imponente Testa del Dioscuro di Montecavallo e i più antichi calchi esistenti dei frammenti della Colonna Traiana, realizzati all’epoca di Luigi XIV.
L’apertura della gipsoteca al pubblico ha rappresentato un riconoscimento ufficiale di questi oggetti come patrimonio artistico, inaugurando nuove ricerche in collaborazione con il Museo del Louvre. Questi studi hanno permesso di analizzare i materiali e le tecniche raffinate sviluppate dagli artisti dell’Accademia e di approfondire la storia di questi calchi.
Particolarmente sensibile al valore della copia, Balthus, direttore di Villa Medici dal 1961 al 1977, intraprese un progetto ambizioso per restituire ai giardini della villa il loro carattere rinascimentale. Decise quindi di collocarvi copie degli antichi originali di Ferdinando de’ Medici, tra cui l’obelisco della Fontana dei Delfini, i Prigionieri Daci e il gruppo dei Niobidi. Nel 1972, il borsista e scultore Michel Bourbon ricevette l’incarico di realizzare questi calchi, utilizzando una tecnica innovativa: una miscela di marmo e resina epossidica.
Il gruppo dei Niobidi, replica degli originali del I e II secolo conservati agli Uffizi di Firenze, narra il mito della regina Niobe. Questa, madre di numerosi figli, sfidò Latona vantandosi della propria discendenza. In risposta, Artemide e Apollo, figli di Latona, sterminarono i figli di Niobe con le loro frecce. Non solo Balthus decise di replicare questo gruppo scultoreo, ma progettò anche un’ambientazione scenografica nei giardini. Con rocce artificiali, vegetazione rigogliosa e zampilli d’acqua, creò un’atmosfera suggestiva per ospitare la copia.
Per la replica dell’obelisco di oltre 6 metri d’altezza che ornava la Fontana dei Delfini, Michel Bourbon realizzò un calco dall’originale eretto nei giardini di Boboli a Firenze. L’obelisco, in granito rosa di Assuan, era giunto a Roma nel I secolo ed era stato successivamente acquistato da Ferdinando de’ Medici.
I calchi di tre Prigionieri Daci, drappeggiati in porfido rosso, furono anch’essi realizzati da Michel Bourbon nel 1975. Nel 2020, questi calchi sono stati sottoposti a un innovativo biorestauro, eseguito con oli essenziali, in collaborazione con due maestri restauratori del laboratorio di restauro del marmo dei Musei Vaticani.
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