George Grosz – Berlin – New York – Tra visione e realtà: le opere teatrali e politiche
Martedì 8 maggio 2007 l’Accademia di Francia a Roma, diretta da Richard Peduzzi, inaugurerà nelle gallerie di Villa Medici una grande mostra dedicata a George Grosz . Per la prima volta in Italia, circa duecento opere tra disegni, acquerelli, caricature, illustrazioni e oli realizzati tra il 1910 e il 1959 testimonieranno il percorso artistico e umano del pittore tedesco. I lavori, provenienti dal lascito George Grosz di Monaco e da alcune importanti collezioni private e pubbliche internazionali, saranno accompagnate da un ricco materiale, libri, fotografie di repertorio e documenti storici. Ralph Jentsch, Direttore della Fondazione George Grosz e curatore della mostra George Grosz. Berlino-New York. Tra visione e realtà: le opere teatrali e politiche, propone un’affascinante itinerario con opere per la maggior parte inedite – in particolare quelle realizzate prima del 1920 – intendendo così illustrare i tratti fondamentali e i legami esistenti tra il lavoro per il teatro e quello a carattere politico, partendo dalla produzione giovanile berlinese sino alle opere del periodo americano. Il lavoro di Grosz sembra orientarsi su due binari che, al di là delle apparenze, si rivelano complementari: da un lato la produzione artistica, i dipinti e i disegni che hanno valore di denuncia, pamphlet tesi alla satira e alla critica sociale, d’altra parte le opere dedicate al teatro, alle scene e ai personaggi tragici dei quali propone una lettura d’avanguardia in cui si riflettono i drammi della vita moderna. La mostra si apre con i disegni eseguiti da Grosz all’età di quindici anni nella sua città natale in Pomerania: rappresentazioni realistiche, acquerelli e fantasiose scene grottesche. Si prosegue con i lavori a carattere più propriamente politico risalenti al periodo della Repubblica di Weimar e con i disegni del periodo statunitense che illustrano il nazismo in Germania e la guerra in Europa. Inoltre, per la prima volta verranno esposti bozzetti di scenografie e costumi compiuti tra il 1919 e il 1954 per le opere teatrali di Bernard Shaw, Iwan Goll, Georg Kaiser, Paul Zech, Jaroslav Kašek e altri. L’esposizione termina con numerosi collages realizzati nel 1959 nello stile della pop-art. L’ARTISTA E L’OPERA George Grosz nasce a Berlino nel 1893, ma trascorre l’infanzia in Pomerania. Studia arte, prima presso l’Accademia Reale di Dresda ed in seguito a Berlino pubblicando il suo primo disegno nel 1910 all’età di 17 anni. Partecipa alla guerra suo malgrado; prima riformato per malattia poi reintegrato, la terminerà tra un ospedale e l’altro. Disegnatore e pittore, tedesco prima e americano poi, George Grosz è testimone del suo tempo: della Prima Guerra Mondiale, del fallimento della rivoluzione tedesca e dell’ascesa del nazismo. Realizza numerosi disegni che rappresentano un violento attacco contro l’ordine costituito. Le sue opere, specchio del radicale disprezzo nei confronti del militarismo, del clero e della borghesia raffigurano campi di battaglia, scene di morti e prigionieri. Nel 1916, come segno di rivolta e rifiuto nei confronti del nazionalismo germanico cambia il nome di battesimo da Georg Gross a George Grosz parlando in inglese per provocazione. Nel suo lavoro convergono diverse influenze artistiche: se gli inizi sono segnati dallo Jugendstil poco dopo subentra l’influsso del futurismo italiano caratterizzato dal duplice fattore di dinamismo e visione, quanto mai evidente nelle opere di quel momento. In seguito sarà la volta del periodo Dada, con i fotomontaggi e i collages che realizza in buona parte per le riviste satiriche con cui collabora. Dopo il 1924 la sua pittura viene definita “verista”, intesa come Nuova Oggettività. Le rappresentazioni delle diverse realtà urbane, grottesche e spaventose al tempo stesso, le deformazioni espressioniste, la semplicità del disegno infantile, la sovrapposizione dei piani e degli effetti visivi rinforzati da una minuziosa analisi del dettaglio sono, in effetti, l’aspetto più esaltato e allucinatorio del suo stile. Frutti di uno spirito d’osservazione acuta e quasi crudele, le sue caricature e i disegni sono stati, e sono ancora oggi, uno dei ritratti più fedeli della Germania del tempo. Nel 1933, con l’ascesa del nazismo, Grosz viene bollato come artista degenerato e decide così di lasciare la sua terra natale per trasferirsi a New York per insegnare ottenendo, pochi anni dopo, la cittadinanza americana. Benché la produzione artistica del periodo americano sia piuttosto orientata verso una posizione che si potrebbe definire “impolitica”, Grosz non abbandonerà mai la vena polemica e la lotta contro l’ingiustizia e l’oppressione, come risulta evidente dalle opere realizzate nello stesso periodo. Nel 1958 ritorna in patria e muore l’anno successivo. IL LIBRO In occasione della mostra, dopo un lungo periodo di assenza dal mondo dell’editoria, sarà pubblicata una monografia dell’artista “George Grosz. Berlino-New York” a cura di Ralph Jentsch ed edita dalle Edizioni Skira. Il volume, stampato in quattro lingue (italiano, tedesco, francese e inglese) conterrà più di 500 immagini, a colori e in bianco e nero, e includerà due saggi, uno di Enrico Crispolti su Grosz e l’Italia e l’altro di Philippe Dagen sull’esperienza americana dell’artista. All’interno del catalogo saranno presenti i disegni inediti esposti per la mostra a Villa Medici.