L’artista Lulù Nuti collabora con Apolonia Sokol

Convinta che la materia sia dotata di intelligenza e che sia in grado di trasmettere informazioni sensibili che vanno oltre i limiti delle parole e del linguaggio, Lulù Nuti progetta sculture e installazioni che dialogano con lo spazio, interrogando la nostra percezione della realtà, la trasformazione delle abitudini, il nostro rapporto con la natura e l’ambiente.

Mescolando diversi materiali da costruzione, come gesso e cemento, con elementi naturali, il lavoro di Nuti è caratterizzato dalla coesistenza di una sottile dualità tra presenza e cancellazione, rottura e solidità, resistenza e fragilità. Nuti si interroga quindi su cosa significhi esistere nel XXI secolo, e tenta di materializzare i sentimenti di responsabilità e impotenza generati dall’epoca in cui viviamo.

Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni in Italia e all’estero come Biwako Biennale (Fairy Tale, Giappone, 2012); Cité Internationale des Arts (Biennale du dessin, Parigi, 2014); La Panacée (MFW, MO.CO, Montpellier, 2018); l’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi (Living in the Chtulucene, India, 2019); il Museo CAMUSAC (Rilevamenti 2, Cassino, 2020); e gallerie come la Galleria Alessandra Bonomo (NUTI.SCARPA, Roma, 2021); la Galleria Franco Noero (The Milky Way 5, Torino, 2020); e Studio La Città (La Museo 2, Verona, 2020).

Le mostre personali includono Sistema, presso il sito archeologico delle Case Romane del Celio (Roma, 2015), e Calcare il Mondo (2018) e Terrain Amère (2021) alla Galerie Chloé Salgado (Parigi).

 

 

 

 

 

Immagine : Emanuela Barilozzi Caruso © Lulù Nuti